Lavinia Marano, la puerpera deceduta al Policlinico poco dopo il parto nel 2016, poteva essere salvata. Sopratutto con la tempestività degli interventi, che vennero eseguiti invece con una dilatazione eccessiva dei tempi tecnici. È questo uno dei passaggi-chiave della nuova perizia sul caso, adesso agli atti del processo che si sta celebrando in corte d’appello. I giudici l’hanno affidata ai medici Stefano De Pasquale Cerratti e Franco Carboni, che l’hanno già depositata. Ieri si sarebbe dovuta tenere l’ennesima udienza, ma è saltato tutto per l’astensione dei penalisti. Se ne riparlerà il 14 marzo. I due consulenti nella loro perizia, che è molto approfondita e consta di una sessantina di pagine, dicono ancora che «... appaiono censurabili, per imprudenza, le condotte sopra esposte, poste in essere dal prof. Triolo e dai dottori Denaro, Palmara e Granese, e tali condotte devono essere poste in nesso di causalità con il decesso della Signora Lavinia Marano». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina