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Sui Nebrodi c’era pure la “mafia dell’acqua”

L’operazione “Nebrodi 2” sull’evoluzione delle famiglie criminali dei tortoriciani

All’indomani della maxi operazione Nebrodi 2 che ha aggiornato la geografia mafiosa lungo i monti della zona tirrenica si possono probabilmente fare alcune considerazioni. La prima è che “morto” un capo, e in questo caso la corrispondenza è con la carcerazione dovuta alla Nebrodi 1, se ne fa subito un altro. È accaduto inevitabilmente anche stavolta, ma con la capacità da parte della Distrettuale antimafia di tracciare in tempo quasi reale le evoluzioni nel gruppo di comando. E così - lo scrive il gip Eugenio Fiorentino nella sua ordinanza -, vertice dalla famiglia mafiosa dei Bontempo Scavo era divenuto Salvatore Bontempo Scavo inteso “l’avvocato”, mentre a capo dei Batanesi s’era insediato Carmelo Bontempo Scavo inteso “pittinissa” che condivideva il ruolo con Sebastiano Bontempo Scavo inteso “spaccihusu”, entrambi ritenuti uomini di fiducia di Sebastiano Bontempo inteso “uappu”, il vero capostipite e ancora ritenuto al vertice del gruppo.
La sottolineatura sulle persone oneste di Tortorici in conferenza stampa del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, che dopo la “Nebrodi 1” ha coordinato anche la “Nebrodi 2” insieme ai colleghi della Dda Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonio Carchietti, non è affatto di poco conto. Perché dopo ogni attività repressiva di un certo livello il territorio, in questo caso le contrade e i terreni agricoli e assegnati a pascolo di Tortorici, viene liberato da quella oppressione mafiosa che non consente agli allevatori e agli agricoltori onesti di essere padroni del loro destino.

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