Una decina di trattori e cinquanta coltivatori in protesta al casello autostradale di Falcone, infuriati contro le restrizioni normative di settore e gli elevati costi di produzione. «Non ci consentono più di competere con gli altri prodotti, molto spesso importati dall’estero e privi dei rigidi controlli a cui veniamo sottoposti con periodicità», gridano in coro gli agricoltori e gli allevatori, datisi appuntamento di prima mattina per poi spostarsi in direzione Milazzo attraverso la Statale 113. Numerosi i disagi al traffico e le lunghe code determinate dall’andamento dei trattori lungo una delle strade che collega la zona dei Nebrodi alla fascia tirrenica. In mezzo anche la politica, al fianco dei protestanti per dare man forte a un grido dal retrogusto amaro.
«Le politiche di sostegno e in favore dei Paesi in via di sviluppo hanno provocato l’arrivo a casa nostra di prodotti a basso costo, dei quali non conosciamo l’origine o magari non vengono sottoposti alla filiera di controlli a cui siamo costretti noi, nelle nostre aziende, sin dall’inizio dello scorso anno – denuncia un allevatore –. Abbiamo controlli su tutto, persino sulla normativa relativa alla transumanza del bestiame, accompagnata da costi esorbitanti anche per semplici prelievi del terreno. Così muore e scompare la nostra zootecnia, il nostro prodotto, le nostre eccellenze, il nostro lavoro e il futuro delle nostre famiglie». Un grido che fa rima con disperazione ed amarezza per mesi ed annate di lavoro che si perdono tra le beghe di regole e restrizioni, senza generare guadagno o continuità professionale.
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