Si avvicina la data del 28 febbraio, giorno in cui il Tar di Catania entrerà nel merito dei ricorsi presentati da alcuni enti locali messinesi contro il nuovo corso del sistema idrico tracciato dall’Ati Messina. Tra i Comuni più battaglieri figura quello della città dello Stretto, con il sindaco Federico Basile che ha dato mandato all’avvocato Santi Delia. Quest’ultimo, nella memoria redatta dopo la riapertura dei termini dell’Assemblea territoriale idrica di Messina relativa alla procedura finalizzata all’individuazione del socio privato della newco Messinacque spa, farà leva su alcuni elementi sopravvenuti in seguito alla fase cautelare che diede campo libero all’Ati per proseguire con l’iter della stessa gara. «Nonostante l’Ati sia stata esautorata e commissariata a gennaio 2023 – è la posizione di Palazzo Zanca –, alla data in cui si scrive (25 gennaio 2024), nessuna offerta è pervenuta e la procedura di scelta del socio è all’“anno zero”». E l’Ati, il 23 gennaio scorso, «a termini per deposito documenti scaduti, ha pubblicato un avviso con il quale si è determinata per riaprire il bando già pubblico, annunciando di emendarlo (senza dar contezza di come), al fine di auspicare l’arrivo di offerte mai avvenute». Quindi, l’Assemblea, «dopo le 3 precedenti proroghe, stavolta dopo 4 mesi dall’ultima riapertura dei termini, ha emendato il bando e la lex specialis di gara, nella speranza di salvare il procedimento a suo tempo intrapreso».
A conti fatti, ad oggi, il Comune, attraverso l’avvocato Delia, rileva che la deadline per la presentazione delle offerte è dilatata «di oltre un anno e mezzo rispetto al commissariamento, ed è evidente che la stringente roadmap imposta ad Ati ed ente locale dalla gestione commissariale è illegittima per le ragioni spiegate in ricorso». «Si è giustificata», in nome del «“Santo Graal” Pnrr e dei suoi fondi, una scelta autoritativa che, concretamente, non ha comunque portato ad alcun risultato neanche in termini di tempo “risparmiato” rispetto ai tempi asseritamente imposti dalle norme». Sostanzialmente, si imputa all’assessorato regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, alla Presidenza della Regione Sicilia, ai commissari ad acta e all’Assemblea territoriale idrica di Messina l’imposizione di una scelta del modello senza il coinvolgimento reale delle singole amministrazioni comunali per mancanza di tempo.
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