Quindici anni di carcere. Una condanna pesantissima per una vicenda letteralmente allucinante. L’incubo privato di una ragazzina che aveva appena 14 anni quando venne purtroppo “agganciata” da un aguzzino 36enne in una palestra cittadina. Era l’ottobre del 2021 quando avvenne quel maledetto primo incontro. Da allora e fino al luglio del 2022 quella ragazzina ha subito ripetute violenze sessuali, percosse, minacce, ed è stata vittima di una vera e propria persecuzione da parte dell’uomo.
Si tratta dell’oggi 39enne A.D.L. (pubblichiamo solo le sue iniziali per tutelare la riconoscibilità della vittima, n.d.r.), assistito dall’avvocato Giovanni Mannuccia, che è stato condannato a 15 anni di reclusione dal collegio della sezione penale presieduta dalla giudice Adriana Sciglio, con le accuse di violenza sessuale e stalking. Parte civile i familiari della ragazzina, che sono stati rappresentati al processo dall’avvocato Nino Dalmazio. Il pm Piero Vinci, quando l’altra sera ha concluso la sua requisitoria ricostruendo i fatti, aveva chiesto una condanna ancora più dura, a 20 anni di reclusione. E bisogna sottolineare - è una delle aggravanti contestate -, che quando si sono svolti i fatti l’uomo aveva 36 anni e la ragazzina appena 14. Una differenza abissale.
Il resoconto che l’avvocato Dalmazio ha fatto nella sua lunga denuncia-querela riportando il racconto dei genitori è sconvolgente. Il legale parla di «opera di persuasione sottile e subdola» e «stato di soggezione psichica e fisica». E riportando una frase dei genitori l’avvocato scrive: «... nostra figlia è stata considerata dal... come un oggetto da utilizzare quando e come voleva».
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