La storia di Teresa, "prigioniera" in casa, è figlia di una consuetudine che troppo spesso caratterizza gli alloggi popolari: la presenza di morosi e di "condomini inesistenti". L'anziana, disabile, ci ha contattato perché l'ascensore che serve il suo appartamento, al secondo piano (in realtà terzo, ndr) di una palazzina del complesso "Città Nuova" sulla via torrente Trapani, non funziona da diversi mesi. O meglio, a salirci, ci vuole coraggio. Cigola che sembra un leone in gabbia e, di frequente, l'apertura si blocca e si è costretti ad andare ad un altro piano per uscire. Usarlo senza problemi, insomma, è come vincere un terno al lotto. E quindi, Teresa e suo marito, reduce da un brutto incidente e con problemi di deambulazione, da mesi escono di casa solo per le visite mediche e, non potendo salire e scendere le scale, sono costretti a chiamare un'ambulanza che, ogni volta, pagano profumatamente. Poi c'è un altro tormento: l'acqua, che "a metà mattinata va via, torna all'ora di pranzo per qualche ora e poi manca per il resto della giornata" lamenta Teresa. "Ma lei lo paga il condominio?" le abbiamo chiesto. E ci ha risposto: "Si, certo che lo pago, ho tutte le fatture, pago per una cosa che non c'è... E che non c'è mai stata". La trova un'ingiustizia, soprattutto perché dopo un passato da morosa, ha cercato di mettersi in regola. Diversi anni fa, per non aver pagato il canone d'affitto, le era stato intimato di lasciare l'abitazione. Poi avendo un figlio minore, lo sfratto non era andato avanti, ma per il comune era diventata "un'abusiva". Dopo un contenzioso col Comune e gravi problemi di salute della figlia, nel 2022 ha regolarizzato la sua posizione, "riattivato" la regolare assegnazione e rateizzato i debiti, di cui ha pagato già oltre una ventina di rate. Nel frattempo, però, al condominio "normale", si è aggiunto un "supercondominio" che si occupa di beni e servizi comuni a tutte le palazzine del complesso, ad esempio, gli spazi a verde. Ricevendo dal Comune l'avviso di un debito di oltre 300 euro proprio per il "supercondominio", Teresa, che ha già un carattere fumantino, è andata su tutte le furie, ma poi contattando gli uffici comunali ha chiesto di poter pagare anche questo debito in tre rate. "Ad oggi, però, non lo pago perché, pur essendo in regola con le bollette Amam, ho l'acqua a singhiozzo e sono come una monaca di clausura in casa da più di 5 mesi... Sono stanca... E' tutto a carico nostro, la pulizia della scala, le nuove cassette della posta, e il Comune che fa? Nulla? E gli amministratori di condominio che si sono susseguiti negli anni che hanno fatto?". Eppure gli interni della palazzina della signora Teresa sono un "gioiellino" rispetto a quelli di tante altre case popolari... "Certo facciamo tutto noi, l'albero di Natale, i quadri, il tappeto, anche quando si guastano le lampadine le abbiamo sempre comprate noi, persino la serratura del portone... Qua nessuno ha mai fatto niente, siamo stati 30 anni senza luce sotto casa, la terrazza è in condizioni pessime e tanto altro...". Se continuerà a dover pagare un'ambulanza per uscire di casa, non le sarà così semplice riuscire a pagare tutto. Questa è la paura più grande di Teresa che saluta con una sconsolata preghiera: "Desidero, e lo dico a chiare lettere, che entro questa settimana l'ascensore venga messo in funzione, che prendano provvedimenti perché per me tutto questo è un'ingiustizia e non la posso accettare".