Messina

Martedì 15 Ottobre 2024

Virus respiratori nei bambini: boom di accessi al pronto soccorso del Policlinico di Messina

Sempre più bimbi in ospedale per patologie respiratorie. È un trend in crescita quello che negli ultimi giorni sta caratterizzando gli accessi presso il pronto soccorso pediatrico dell’AOU “G. Martino” di Messina, con una quota sostanziale di ricoveri anche presso la terapia intensiva neonatale e pediatrica. Si tratta per lo più di bimbi sotto i due anni di età affetti da bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (VRS), associata a forme anche di adenovirus, influenza (H1N1) e Covid 19. Nei primi giorni del 2024 su 502 bimbi che hanno fatto accesso in pronto soccorso pediatrico tra l’1 e il 16 Gennaio, 100 erano affetti da patologie respiratorie che hanno comportato 10 ricoveri in pediatria e 4 in terapia intensiva neonatale. Già in Pronto Soccorso Pediatrico da quest’anno molti piccoli pazienti ricevono un trattamento specifico, con la somministrazione di ossigeno ad alti flussi. Ciò si è attuato anche grazie a un percorso di formazione che l’AOU ha realizzato per il personale che opera all’interno del pronto soccorso pediatrico con la guida e la supervisione dei sanitari della UOC di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica. “Negli ultimi anni – spiega infatti la prof.ssa Eloisa Gitto, direttrice dell’UOC di Patologia e Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica dell'AOU Policlinico "G. Martino" di Messina - stiamo assistendo a forme virali piuttosto aggressive che colpiscono bambini sani, privi di fattori di rischio o patologie. Il fenomeno è legato anche alla fase post pandemica che ha comportato, con il lockdown e le misure di sicurezza adottate, una minore esposizione agli agenti infettivi con la conseguente riduzione delle difese immunitarie. L’incapacità dell’organismo di rispondere, soprattutto nei bimbi sotto i due anni di età può rivelarsi pericolosa, determinando – nei casi più critici – la necessità di ricorrere a forme di ventilazione più invasive, laddove gli alti flussi non bastano”. “È importante sottolineare – aggiunge la prof.ssa Gitto – che l’utilizzo degli alti flussi in Pronto soccorso pediatrico ha consentito di trattare con successo un gran numero di bambini evitando così di saturare i posti in Terapia intensiva pediatrica riservandoli ai bimbi della Provincia di Messina, della Sicilia orientale e spesso della vicina Calabria che necessitano di terapie più intensive. È bene comunque evitare un sovraffollamento del Pronto Soccorso Pediatrico e rivolgersi all’ospedale solo ove sia strettamente necessario. Il suggerimento è quello di rivolgersi al proprio pediatra di base e valutare con lui il percorso più giusto da seguire”. Da ottobre ad oggi su 3244 accessi in Pronto Soccorso, 435 bambini (13,4%) hanno mostrato una patologia respiratoria, 11 di loro sono stati ricoverati in Terapia intensiva pediatrica, con necessità, in tre casi, di ricorso all’intubazione e ventilazione meccanica. Numeri in linea con lo scenario nazionale in questo periodo dell’anno, che mettono in luce anche l’importanza di poter contare sulla presenza di Terapie intensive pediatriche. È stato dimostrato dai dati della letteratura che un bambino trattato in ambiente pediatrico ha una qualità di cura ed una sopravvivenza più elevata rispetto ai bambini critici ricoverati nelle terapia Intensive dell’adulto. Nonostante questa evidenza i posti letto di Terapia Intensiva Pediatrica in Italia sono pochi e mal distribuiti. La lettera pubblicata sulla prestigiosa rivista Lancet da parte di alcuni specialisti affiliati alla SARNePI (Società di Anestesia e Rianimazione Neonatale e Pediatria Italiana) nel novembre ultimo scorso ha ribadito la carenza dei posti letto di TIP in Italia: solo 273 per una popolazione di 9.788.622 bambini di età 1-18 anni con un rapporto di 1 letto ogni 35.856 pazienti, ben lontano dagli standard raccomandati dall’UE di 1 letto ogni 20.000-30.000 bambini. La carenza di posti letto di TIP è massima al sud e isole (67.3%), è del 42.3% al nord e del 2.2% al centro, creando disparità di assistenza tra regioni e difficoltà di trasferimento dei bambini critici. Inevitabilmente ciò comporta una cattiva distribuzione, una dispersione dei bambini critici tra i vari centri di Terapie intensive Pediatriche, Terapie Intensive dell’adulto, Terapie intensive neonatali, Pronto Soccorso pediatrici e dell’adulto e Unità Operative di Urgenza/Emergenza con il risultato di una sottostima dei bambini bisognevoli di cure ed uno scarso expertise degli operatori a causa dei pochi numeri di ricovero per singolo centro.  

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