Alla recente cerimonia delle “Toghe d'oro”, che lo vedeva tra i premiati dopo cinquant'anni di professione, non aveva potuto partecipare per le sue precarie condizioni di salute. Per lui aveva ritirato la medaglia l'avvocato Massimo Marchese, fraterno amico.
Questa sera l'aggravamento e la scomparsa a 77 anni dell'avvocato Vincenzo Grosso, per tutti “Enzo”, autentico gentiluomo della toga per tanti anni, a lungo uno dei più preparati penalisti del Foro di Messina, l'eleganza come abito giornaliero per le udienze. Subito dopo la laurea decise che il suo futuro era nel settore penale e andò a fare pratica nello studio di un gigante della professione, l'avvocato Luigi Autru Ryolo. L'iscrizione all'albo nel 1974, poi cominciò la stagione dei maxiprocessi, prima quello “Dei 69”, poi le operazioni “Peloriana”. Ma ci furono per lui anche i tanti processi di pubblica amministrazione e la stagione di Tangentopoli.
Nel suo studio si sono formati nell'arco di un trentennio molti avvocati, alcuni di loro sono diventati magistrati. Come scriveva lui stesso nelle note biografiche inviate per la cerimonia che purtroppo non l'ha visto tra i partecipanti, l'avvocato Enzo Grosso ha sempre impartito a tutti coloro che lo hanno conosciuto il rispetto per i colleghi e i necessario rispetto dei ruoli tra avvocati e magistrati.
Il cordoglio della camera penale messinese
"La notizia della dipartita dell'avv. Enzo Grosso ci ha profondamente rattristato. Per molti anni - sottolinea il presidente della Camera Penale "Pisani-Amendolia", Bonni Candido, - ha fatto parte della Camera Penale e tutti noi lo ricorderemo come una persona mite ma al contempo strenuo ed efficace difensore dei diritti. Ci uniamo con affetto al dolore di tutti suoi cari".
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