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Messina, furti in appartamento in piena estate: inflitte due condanne in abbreviato

Irruzioni a Messina (tre nella stessa giornata), Rometta e Villafranca

La scorsa estate, hanno effettuato varie scorribande in appartamenti, in alcuni casi incutendo terrore ai proprietari, come nel caso di una giovane mamma che si è vista piombare in casa un malvivente mentre era in camera col figlioletto di appena 10 mesi. Hanno arraffato preziosi, denaro, effetti personali. E adesso pagano un primo dazio alla giustizia. Per i messinesi Emanuele La Boccetta, 55 anni, e Antonio Munafò, 29 anni, è tempo di condanne. La giudice Tiziana Leanza, all’esito dell’udienza celebrata con rito abbreviato, ha inflitto al primo 10 anni e 2 mesi di reclusione, in continuazione con altra condanna, e al secondo 5 anni e mezzo. Più pesanti erano state le richieste avanzate dal pubblico ministero Giuseppe Adornato: 16 anni nei confronti di La Boccetta – difeso dall’avvocato Gabriele Lombardo – e 8 anni e 2 mesi per Munafò – assistito dall’avvocato Diego Lanza –.
I furti Il 21 agosto scorso, i due, insieme a una terza persona rimasta senza volto e nome, irrompono in un’abitazione di Rometta Marea in pieno giorno, intorno alle 15, mentre dentro c’erano una mamma e il figlioletto. Portano via due anelli in oro bianco con diamanti, un anello in oro giallo con pietre rubino e smeraldi, altri due anelli placcati in oro, tre bracciali, un portafogli contenente documenti, carta bancomat e cento euro in contanti. «Mentre Munafò faceva da palo, La Boccetta si introduceva» nell’alloggio, «commettendo il furto degli oggetti indicati, che poi nella fuga consegnava a una terza persona, che poi consegnava a Munafò», si legge nell’ordinanza della gip Simona Finocchiaro. Le indagini vengono avviate dopo una querela ai carabinieri. La denunciante descrive quanto accaduto, premettendo di risiedere in quella casa insieme alla propria famiglia. Mentre è intenta ad addormentare il figlio, uno sconosciuto con occhiali da sole e cappellino con visiera, con indosso bermuda e t-shirt, si è introdotto nella dimora dalla stanza in cui si trovano la mamma e il suo piccolo. Il malintenzionato, preso alla sprovvista e intimorito dalle urla della donna, fugge da un balcone, fino a raggiungere il cortile. Arrivano i carabinieri, che accertano l’assenza di segni di effrazione nel portone. Acquisiti i filmati delle telecamere di un hotel della zona, i militari notano che due criminali hanno precedentemente svolto un’accurata ispezione dei luoghi. Uno, il più magro, con tatuaggi sulle braccia, si è allontanano dall’ingresso dello stabile; l’altro, più robusto, si è incamminato verso il condominio, «verosimilmente in direzione» dell’appartamento prescelto, «ove poco dopo veniva perpetrato il furto», si legge nell’atto della gip Finocchiaro. «Alle 14.15, le telecamere attenzionate riprendevano un terzo uomo che consegnava qualcosa alla vedetta esterna per poi allontanarsi dai luoghi. Alle 14.16, l’individuo col berretto nero usciva dal cancello d’ingresso dello stabile allontanandosi; i primi due soggetti, giunti in precedenza insieme, si incontravano e fuggivano in direzione via Mazzini-via Carbone». Ulteriori riscontri li fornisce un testimone oculare.
Due giorni dopo, i due “visitano” una casa di Villafranca Tirrena. Si impossessano della chiave di un’auto, di un collier, orecchini in oro, collane, anelli e bigiotteria varia, portatessere con documenti d’identità. Il 26 agosto, i due ladri calano il tris, sempre a Villafranca, dove prendono di mira un altro alloggio: s’impossessano di una borsa di paglia con all’interno un portafogli contenente una postepay, una carta libretto, un bancoposta, una carta d’identità, patente di guida, occhiali da vista, codice fiscale, una banconota da 50 euro, chiavi di casa. Nella stessa circostanza, a Munafò contestata la guida di un’auto intestata a La Boccetta senza patente di guida perché mai conseguita.
Allo stesso La Boccetta – da qui la decisione della giudice Leanza di condannarlo in continuazione con altra sentenza – erano stati affibbiati 8 anni dalla collega Claudia Misale, il 30 novembre scorso. Il motivo? Il 6 settembre si introduce in un’abitazione di Messina, arrampicandosi da un tubo del gas e poi attraverso una finestra aperta sul balcone, per compiere l’ennesima ruberia, poi in un’altra casa. Ma i propositi criminali non vanno a buon fine. A differenza del terzo tentativo, poco dopo, quando costringe a chiudersi in bagno il proprietario, in modo da agire indisturbato e depredare la sua casa: rubati anelli, bracciali, orecchini, carte di credito, documenti e 50 euro.

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