L’adozione di un cane è un atto di generosità e amore in tutti i casi. Diventa un gesto straordinario, poiché raro, se quella adottata è un’anziana meticcia di ventitré anni. Un’età che negli esseri umani equivale a più di cento anni. È la storia a lieto fine di “Andrea”. Dopo una vita di randagia alla Zir, poco prima di Natale, è stata adottata malgrado la vecchiaia e i malanni. Un’adozione inattesa che ha commosso tutti. Nessuno più immaginava questo lieto fine per la “nonnina della Zir”. La chiamavano così (proprio per sottolineare la sua longevità e distinguerla dagli altri) i volontari del rifugio “Margherita”, che per vent’anni ne hanno seguito le sorti, con la responsabile Francesca Panarello e la collega Mimma Cucinotta. Felicissime e tra le prime ad esultare per la sua adozione che ne ha cambiato il destino.
Una fortuna arrivata tardi e che Andrea meritava da tempo. Una capobranco forte, generosa e un po’ chioccia. Proteggeva i compagni ancora cuccioli cedendo il suo cibo. Ha vissuto fino a poco tempo fa nella spiaggia di Maregrosso, alla Zir, ribattezzata come la spiaggia degli abbandoni. È qui che finiscono quasi tutti i cani “rinnegati” dai loro padroni. Dopo una esistenza trascorsa tra le barche dei pescatori in mezzo ad intemperie, difficoltà e pericoli, il destino di Andrea sembrava ormai segnato. Sarebbe morta dentro l’arido box di un canile. Già in passato aveva rischiato di morire. Una sera venne accoltellata, colpita da un paio di fendenti. Abbaiava troppo e aveva disturbato qualche losco affare. Riuscirono a salvarla. Tempo prima, aveva rischiato di morire di pena. Prelevata dalla spiaggia per essere sterilizzata e microcippata, per un errore, fu rimessa in libertà e portata in un altro territorio. Per quattro anni, rimase seduta davanti al cancello del cimitero di Pace, con lo sguardo perso nel vuoto. La chiamavano sfinge. Ancora una volta, fu salvata dai volontari. Vedendo un post con la sua foto la presero e riportano alla Zir, la sua casa da quando era una cucciola. Tre anni fa, inizia lo sterminio del suo branco. Andrea è ferita, viene tolta dalla strada e accolta definitivamente dal rifugio Margherita. Da allora, iniziano i tentativi di trovarle una famiglia. Una impresa che sembrava impossibile. «Chi prenderebbe un cane così vecchio, che ha avuto un ictus e va curato con farmaci costosi. Ci vorrebbe un miracolo», pensano Francesca e Mimma, ma non demordono nella ricerca. L’ultima settimana di novembre alla campagna di adozione qualcuno risponde. È la signora Roberta. Vuole Andrea, ha già adottato cani abbastanza vecchi e sa come prendersene cura. Sembrerebbe quasi una missione per lei. Inizia l’iter di adozione con il Comune, seguito dal responsabile dell’ufficio Michelangelo Restuccia, che con l’assessore al Benessere degli animali Massimiliano Minutoli è quotidianamente impegnato a combattere il randagismo. Alla notizia quasi non crede alle sue orecchie, ma è felice e prepara il certificato di adozione.
Andrea ha il pelo del viso ormai quasi tutto bianco, un segno degli anni, di quella tarda età in cui ha trovato l’amore di una famiglia e il calore di una casa quando non sembrava più possibile. Per il rifugio Margherita è un sogno che si realizza, un miracolo. «La “nonnina” sta bene – dicono – ha un emocromo perfetto ma soprattutto una mamma tutta sua che la coccola e ama immensamente. Non è mai troppo tardi per dare amore».
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Andrea, questo il suo nome, ha il pelo del viso ormai quasi tutto bianco, un segno degli anni, di quella tarda età in cui ha trovato l’amore di una famiglia e il calore di una casa quando non sembrava più possibile
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