Eccolo un altro nulla di fatto. E quel che è peggio è che non sembra nemmeno una sorpresa. Ieri in Veneto si erano dati appuntamento la Nuova Coedmar, la prima appaltatrice della costruzione del porto di Tremestieri, e la Bruno Teodoro, la promessa subentrante. Per la seconda volta in dieci giorni, al momento della firma, le parti si sono alzate. Non siamo all’abbandono sull’altare, per carità, ma così il matrimonio è a serio rischio.
La società di Chioggia e quella di Torrenova dovevano vedersi a valle dell’aggiudicazione all’azienda siciliana della procedura competitiva per la cessione del ramo d’azienda del sodalizio veneto e che comprende la realizzazione del nuovo porto di Tremestieri. Manca solo la firma per il passaggio del ramo siciliano. Ma ci sono firme che possono valere, come in questo caso decine di milioni.
Quelli che la Bruno Teodoro vuole essere convinta che siano a disposizione per la conclusione dell’opera, oggi arrivata al 25%. In primis quei 41 milioni stimati di maggiori costi dei materiali maturati a 15 anni dal bando che stimò in 72 milioni il costo di un’opera marittima ora arrivata a 113.
Non sono bastate alla subentrante le lettere d’intenti dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto e del Ministero delle Infrastrutture con cui assicuravano 22 milioni complessivi. I 19 che mancano sarebbero in capo alla Regione che però, finora, non ha sciolto le riserve, forse confidando in una soluzione diversa che per ora non si è concretizzata. La Bruno Teodoro non se la sente di “partire” senza la certezza di poter concludere l’opera.
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