Da un tentato suicidio alla rinascita. Tani è stato il bimbo autistico più piccolo d'Italia. La sua mamma si è accorta che qualcosa non andava quando aveva appena sei mesi. A dieci è arrivata la diagnosi al Centro dell'ex Mandalari: disturbo dello spettro autistico grave.
Così, per tutta la famiglia, il mondo è venuto giù. Non solo per la notizia, ma per il momento: quando Carmelo, il papà di Tani, e sua moglie lo hanno scoperto, avevano già una figlia, vivevano in una casa di appena 40 metri quadrati e lui faceva l'ambulante. Si sono subito accorti che crescere Tani, con le sue problematiche, in quelle condizioni, era impossibile.
Carmelo non è riuscito neanche più a lavorare, perchè lui e la moglie erano talmente assorbiti dalle necessità di Gaetano, che non c'era più tempo per altro. E non c'erano soldi.
Tani doveva fare delle terapie private e costose e la famiglia riceveva, inizialmente, appena 500 euro al mese, poi con la legge Crocetta, arrivati a 1200 euro. Quei soldi hanno consentito a Tani di fare qualche piccolo passo avanti. Ma i problemi restavano tanti: le convulsioni, l'imprevedibilità e la forza di Tani, quel muro alto dell'autismo che rende difficilissimo per una mamma e un papà comprendere i bisogni del figlio e capire come aiutarlo. Anche la sofferenza era tanta, soprattutto nel dover chiedere a una sorella maggiore ancora bambina di diventare grande troppo presto, di cercare di studiare in mezzo al pandemonio, di non demoralizzarsi, di avere pazienza.
E poi la pazienza, col tempo, è mancata a papà Carmelo. Con la ricerca disperata di un lavoro e di una casa che è sfociata in una protesta plateale: la minaccia di suicidarsi. Perchè Tani aveva 9 anni, quei 40 metri quadrati erano troppo piccoli per i suoi momenti e in quelle condizioni era diventato un inferno vivere: quando Gaetano non era tranquillo si faceva male e rompeva tutto. Il clima in casa era pesantissimo, i nervi a fior di pelle. Tanto che un giorno con una bottiglietta di benzina Carmelo si è presentato al Comune minacciando di darsi fuoco, senza poi farlo. Era in preda alla rabbia e allo sconforto.
Aveva lavorato qualche mese nei cantieri di servizio e poi, nel 2019, aveva provato il concorso a Messina Servizi, in cui sperava tanto per poter avere uno stipendio fisso e risollevare le sorti della sua famiglia. Ma niente, l'amara sorpresa: in graduatoria risultava oltre l'ottocentesima posizione. “Non è possibile” aveva pensato Carmelo scorrendo i nomi prima di lui: alcuni li conosceva, non avevano figli, abitavano da soli.
“Ho fatto sacco e fuoco – racconta – e tramite l'ex Garante dell'infanzia che conosceva bene la situazione di mio figlio ho contattato anche l'allora Prefetto, sono andato all'Ufficio di collocamento e ho chiesto conto e ragione della mia posizione. Dopo alcune verifiche si sono resi conto che c'erano degli errori ed io, invece, ero al 120° posto”. Ma per essere assunto ancora non bastava.
Quando la graduatoria ha iniziato a scorrere e finalmente era arrivato il momento di Carmelo, il fulmine a ciel sereno: in una lettera la Messina Servizi gli comunicava che non poteva procedere all'assunzione per via della presenza di carichi pendenti. Carmelo era disperato, non aveva mai compiuto alcun reato, non si spiegava cosa potesse essere accaduto. “Con l'aiuto del Garante e di CittadinanzAttiva - racconta – ho scoperto che mi era arrivata una denuncia per procurato allarme, relativa a quando mi presentai al Comune con la benzina e avevano disposto un'ammenda di 300 euro. Ho fatto ricorso e ho vinto: sono stato assunto”.
Dal 29 marzo del 2021 la vita della sua famiglia è cambiata. “Devo dire che da solo non ce l'avrei mai fatta, ho conosciuto due “Angeli” che mi hanno aiutato e mi hanno sostenuto nel periodo più brutto della mia vita, volevo morire e adesso siamo tutti rinati. In un anno, da quando lavoro, sono riuscito a comprare la casa di mia nonna e Tani che adesso ha 13 anni ed è un omone di 1,70 metri ha la sua stanza e non dorme più in mezzo a noi nel lettone, ha un insegnante di sostegno fantastico a cui dobbiamo dire ogni giorno grazie, mia figlia ha una camera dove poter studiare, sta frequentando il liceo e vuole iscriversi all'Università”.
Ha un sorriso stampato sul viso, adesso, Carmelo, la sua casa è illuminata a festa e il suo albero di Natale è pieno di doni, semplici, ma importanti. “Da bambino facevo una vita difficile - racconta ancora - è stato un sogno per me aver ottenuto questo lavoro, vado d'accordo con i miei colleghi e tutti mi vogliono bene. Certo anche oggi la mia vita non è semplice, lo leggo in faccia a tutti quelli che mi vedono quando sono con Tani, ma prendo la disabilità con un sorriso, io e mia moglie non andiamo alle feste, non riusciamo ad andare in pizzeria, ma ci basta avere nostro figlio con noi per essere felici".
E Carmelo ha un messaggio per tutte quelle famiglie che vivono la disabilità: “Lottate sempre per i vostri e i loro diritti perchè l'autismo non va ricordato soltanto il 2 aprile, la disabilità non è un giornata sul calendario, chi è disabile ha bisogno di amore e di attenzione tutti i giorni. Ai genitori dico solo di stare vicini, perchè se crolla uno, crolla tutto. Tani ha già buttato giù l'albero di Natale un sacco di volte, ma insieme lo rifacciamo. Quando lo fa, noi non ci arrabbiamo e gli sorridiamo, a lui non dobbiamo insegnare la rabbia, ma la dolcezza”.
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