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Edilizia mafiosa e riscatto sociale a Messina: cancellata la "piazza della vergogna" a Tremonti

Una vicenda incredibile, quella del complesso “La Casa Nostra”, storia di edilizia mafiosa e di riscatto sociale. E la Fenice oggi ne è diventato il simbolo

Il 3 torna spesso, in questa vicenda ultradecennale. Il 1993 fu l’anno della frana; 13 le palazzine fatte sgomberare; 2013 l’anno del colpo del piccone da parte dell’allora sindaco Renato Accorinti; 2023, 22 dicembre, la data storica, l’inaugurazione del Parco urbano sulla collina di Tremonti con il gesto simbolico dell’installazione della statua “La Fenice” realizzata a spese del Comitato “RisaniAmo Casa Nostra”.
È una storia dove il peggio e il meglio s’intrecciano, storia di mafia (di edilizia mafiosa) e di riscatto sociale. L’abbiamo raccontata più volte ma, alla vigilia di un evento tanto atteso dai cittadini promotori del Comitato, è giusto riaccendere i riflettori.
“La Casa Nostra” uguale “Cosa Nostra”? Sì, l’accostamento era giustificato, perché tutto è nato con un vizio d’origine, la speculazione edilizia fu decisa negli anni Ottanta a Bagheria (ai tempi di Michelangelo Alfano, che fu proprietario anche dell’Acr Messina), con il coinvolgimento diretto di Leoluca Bagarella. Messina, e la collina di Tremonti, diventarono una sorta di “laboratorio”, con la complicità di pezzi di politica regionale e locale. Nel maggio del 1993, però, lo smottamento del terreno scombinò i piani. Da un lato il movimento franoso, che durò mesi, dall’altro la scoperta che molte di quelle palazzine erano state realizzate con materiali edili scadenti, senza alcun criterio anti-sismico. E così cominciò un’odissea per i tanti acquirenti di quelle case, ben 78 famiglie dovettero lasciare le proprie abitazioni.
All’inizio degli anni Duemila cominciarono le demolizioni, sotto la guida dell’allora prefetto di Messina Renato Profili, delle prime sei palazzine. Ma la situazione cristallizzata nel 2013, allorché nacque il Comitato “RisaniAmo Casa Nostra”, che oggi celebra il suo decimo anniversario, era di una desolazione senza fine. Gli scheletri di edifici abbandonati, le aree incolte, la vegetazione bruciata, i gravissimi disagi per gli abitanti delle altre palazzine. Un disastro. Silvestro Bonanno è tra i fondatori di quel Comitato ed è la memoria storica di tutti questi eventi. L’Amministrazione comunale dell’epoca, guidata da Renato Accorinti, fu la prima a immaginare la realizzazione di un grande Parco urbano su quell’altura dominante lo Stretto. Nell’estate del 2014 la Giunta regionale, che era guidata da Rosario Crocetta, emanò il decreto di finanziamento (2 milioni e mezzo di euro) per il completamento degli interventi di demolizione, per le bonifiche e il risanamento ambientale dell’area. Viene progettato un ampio Parco con zone attrezzate a verde, spazi per bambini, una sorta di anfiteatro con tre cavee per gli spettacoli estivi, due campi di bocce e altri servizi, oltre al nuovo impianto di pubblica illuminazione e al capolinea dell’autobus.

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