Uno scenario giudiziario che cambia ancora e si ridimensiona. E che gli avvocati definiscono per lo meno «controverso» nel passaggio consumato ieri in corte d’appello dopo il rinvio della Cassazione che risaliva al marzo del 2022. In concreto cadono ancora altri reati per la nuova sentenza d’appello dell’operazione “Terzo livello”, sull’ormai presunto “comitato d’affari” tra politici, imprenditori ed esponenti della criminalità, che fu al centro di un’indagine della Procura e della Dia, conclusa con una serie di arresti nell’agosto del 2018. E alla fine delle valutazioni residuano secondo il collegio di secondo grado presieduto dal giudice Carmelo Blatti solo due condanne: 3 anni e 8 mesi per l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, e un anno (pena sospesa) per l’ex direttore amministrativo dell’Atm Daniele De Almagro. E non c’è dubbio che il quadro iniziale delle accuse viene ulteriormente ridimensionato, visto che gli altri due imputati coinvolti nel processo d’appello “bis” sono stati assolti. Il reato adesso considerato dai giudici d’appello per le condanne inflitte ieri - ed è, per così dire, una “novità” rispetto a quanto aveva stabilito la Cassazione -, è la cosiddetta “Induzione indebita a dare o promettere utilità”, questo in relazione alla vicenda dell’Atm che coinvolge la Barrile e De Almagro, gli unici due condannati. I giudici hanno poi assolto dalle accuse che residuavano dopo il passaggio in Cassazione il commercialista Marco Ardizzone («per non avere commesso il fatto»), e il presidente di una delle coop che gravitavano nell’entourage della Barrile, Luciano Giovanni («perché il fatto non sussiste»), che è stato assistito dall’avvocato Antonino Paratore. Già la Cassazione, rinviando per un nuovo processo, aveva cancellato definitivamente in questa vicenda il reato di associazione a delinquere. E il nuovo processo d’appello celebrato nuovamente a Messina, quello concluso ieri, in teoria avrebbe dovuto riguardare solo una ipotesi di turbativa d’asta e tre casi di traffico di influenze. Invece secondo i giudici in un caso è per così dire “tornato in vita”, almeno stando alla decisione adottata ieri, un’altra tipologia di reato, la cosiddetta “Induzione indebita a dare o promettere utilità”, che invece la prima corte d’appello che aveva affrontato il caso aveva escluso, qualificando le vicende come traffico di influenze. Del resto è scritto chiaro in sentenza: «... ridetermina la pena, in relazione al reato di cui all’art. 319 quater c.p. ...».
Altri dati sulla sentenza di ieri
A De Almagro è stata concessa la sospensione della pena. Alla Barrile è stata sostituita la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici con quella temporanea per 5 anni, ed è stata revocata l’interdizione legale per la durata della pena. Sono state revocate le statuizioni civili in favore di Lucia Tindara Aiello e dell’Amam, e per Ardizzone nei confronti del Comune e dell’Atm. Sono state invece confermate le statuizioni civili a carico di Barrile e De Almagro in favore dell’Atm e del Comune, parte civile nel procedimento con l’assistenza dell’avvocato Giovanni Mannuccia.
Le richieste dell’accusa
Il 9 marzo del 2022 era stata la sostituta procuratore generale Adriana Costabile a formulare le richieste dell’accusa ai giudici d’appello. Secondo il magistrato il quadro delle accuse residuali era sussistente, così come c’era la piena utilizzabilità delle intercettazioni che fanno parte degli atti. Per la quantificazione delle pene dopo il rinvio della Cassazione il magistrato dell’accusa si era comunque rimessa alla determinazione dei giudici d’appello. La nota degli avvocati Silvestro e Billè: «Esterrefatti, la Corte non ha soltanto smentito se stessa, ma ha violato l’intangibilità del giudicato» Gli avvocati Salvatore Silvestro e Alessandro Billè, che nel procedimento assistono rispettivamente l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile e l’allora direttore amministrativo dell’Atm Daniele De Almagro, scrivono: «Come spesso si sostiene, le sentenze si impugnano e non si commentano, ma tale regola deve necessariamente soffrire un’eccezione quando si assiste esterrefatti, come in questo caso, ad una decisione con la quale la Corte non ha soltanto smentito se stessa, ma ciò ha fatto arrivando a violare l’intangibilità del giudicato. Il capo H dell’imputazione invero, una volta non impugnato dalla Procura Generale in punto di qualificazione giuridica, non poteva essere riqualificato ma solo fatto oggetto di una decisione in senso assolutorio o di affermazione di responsabilità». «Probabilmente - proseguono i due legali -, i giudici, errando sul presupposto che fosse fatto salvo, anche in questa fase, il loro potere di riqualificare il reato, sono pervenuti alla decisione di affermare la responsabilità della sig.ra Barrile e del dott. De Almagro, nonostante l’evidente inconsistenza dell’accusa mossa nei loro riguardi, tanto da risultare ancora un oggetto misterioso dopo i 4 gradi (tra poco 5) del giudizio». «Non c’è dubbio - concludono -, che avverso una siffatta sentenza, oggettivamente iniqua, sarà proposto prontamente ricorso per Cassazione, non appena saranno depositate le relative motivazioni».
La nota dell’avv. Aurtu Ryolo
Anche l’avvocato Carlo Autru Ryolo, che nel processo assiste il commercialista Ardizzone inseme al collega romano Carlo Tinarelli, ieri in una nota ha manifestato «grande compiacimento per l’assoluzione del mio assistito, per una vicenda processuale che sin dall’inizio, come più volte abbiamo ribadito nei vari gradi di giudizio, si scontrava con la totale insussistenza delle accuse a suo carico».