Di nuovo a confronto con l’Autorità giudiziaria. Dopo essere stati sentiti una prima volta sul pestaggio ai danni del commissario della polizia locale Giovanni Giardina, i venditori ambulanti messinesi Salvatore e Carmelo Centorrino, padre e figlio, rispettivamente di 40 e 19 anni, domani dovranno sottoporsi a interrogatorio di garanzia. Un passaggio obbligato, in seguito all’arresto in regime di domiciliari, disposto venerdì scorso dalla giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco. La collega di quest’ultima, Arianna Raffa, ha infatti notificato al loro difensore, l’avvocato Filippo Pagano, il relativo decreto di fissazione del faccia a faccia, in programma nell’aula H d Palazzo Piacentini.
I due devono rispondere di lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale, in concorso e con le circostanze aggravanti, per i noti fatti maturati il 19 ottobre scorso, in via La Farina, durante alcuni controlli. E dal provvedimento che ha disposto la misura cautelare si evince un passaggio inquietante. Nella stessa giornata di inaudita violenza, intorno alle 17, si presenta negli uffici della Squadra mobile un’amica della moglie di Salvatore Centorrino. Riferisce che le due hanno notato gli ambulanti «agitati e visibilmente sconvolti» e preoccupati che «il comandante Giardina fosse rimasto gravemente ferito se non addirittura ucciso». Ciò perché il quarantenne «lo aveva colpito con un utensile di metallo, lasciandolo esanime per terra». Simile il racconto di un collega di Giardina, che aveva chiesto insistentemente i documenti ai Centorrino al fine di procedere al relativo sequestro. Ma il padre, Salvatore, si infuriò e colpì ripetutamente il malcapitato, «venendo coadiuvato anche dal figlio Carmelo». L’agente aggiunge di aver tentato, invano, di trattenere l’aggressore «mentre rabbiosamente continuava a colpire il comandante, il quale, a causa dei colpi ricevuti, si accasciava al suolo».
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