Scava, scava viene fuori la magagna. E a pagarne le conseguenze, a valle di tutto, sono i cittadini. Lo sanno bene quelli che abitano nel centro città e che in questi giorni hanno dovuto fare i conti con l’interruzione della linea internet che, di questi tempi, è diventato un bene essenziale. Durante le attività di realizzazione di Foresta Me, per due volte, i mezzi meccanici della ditta incaricata hanno tranciato i cavi della fibra, “spegnendo” i collegamenti digitali in una parte significativa del centro. È successo in via Ghibellina e più recentemente in via Centonze. Un incidente che per tutti, ma soprattutto per i professionisti, gli istituti di credito, i negozi ha avuto ripercussioni significative per il lavoro e per i servizi offerti a terzi. Dopo che il guasto è stato risolto, è chiaro che sono in tanti a domandarsi cosa sia successo. Adesso scatterà la rincorsa alle responsabilità che passerà dai gestori delle linee, a chi ha procurato il guasto, a chi ha fatto i lavori di posa della stessa fibra. Facciamo qualche passo indietro e torniamo a quando in questi anni le strade cittadine sono state “aperte” per poter posare i cavi di fibra ottica e accelerare le prestazioni digitali del Paese. Quei cavi, in base alla normativa del tempo, dovevano essere interrati a 35 cm di profondità per evitare che ci fossero interferenze con altri servizi e con la manutenzione delle strade. Molti di quei lavori, fatti da più operatori, avvenivano senza alcun tipo di contatto con il Comune. «Dovevamo dare un’autorizzazione – spiega l’assessore Francesco Caminiti – ma per il “decreto Scavi” scattava il silenzio assenso dopo 10 giorni. Quindi di fatto erano cantieri autonomi. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina