Messina, l'uccisione di Ylenia Bonavera: confermata in Appello la condanna a 18 anni per l'ex amica Daniela Agata Nicotra
Condanna confermata in appello, a Catania, per l'omicidio di Ylenia Bonavera. I giudici di secondo grado hanno inflitto 18 anni di reclusione e 3 di misura di sicurezza all'ex amica 36enne Daniela Nicotra. La 26enne messinese morì in ospedale a Catania nel dicembre del 2020, per le gravi conseguenze di una violenta lite avuta con l’ex amica, che le inflisse una coltellata al collo, rivelatasi poi mortale. In primo grado il gup, in abbreviato aveva inflitto alla Nicotra diciotto anni di reclusione, decidendo anche il risarcimento dei danni alla madre e 30 mila euro di provvisionale, più 3 anni di misura di sicurezza. La Nicotra è stata assistita dall’avvocato Giovanni Chiara mentre il padre e i fratelli di Ylenia, costituiti parte civile nel procedimento, sono stati rappresentati dall'avvocata Rosy Spitale, e la mamma è stata assistita dall'avvocata Vittoria Santoro. Il 9 dicembre 2020 la Bonavera venne trasportata al pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi di Catania da un conoscente, con una abbondante emorragia, in evidente stato di alterazione psicofisica e in grave pericolo di vita. Due giorni dopo il suo cuore cessò di battere, durante le concitate manovre rianimatorie. Fatale fu l’aggressione in strada, nel quartiere San Cristoforo, dove la polizia rinvenne evidenti tracce di sangue e una ciocca di capelli finti, riconducibili a una precedente lite. Gli investigatori, dopo aver ascoltato alcuni testimoni e visionato alcuni filmati, accertarono inequivocabilmente che la Nicotra aveva colpito con un coltello Ylenia, al culmine di una lite. La donna di origini catanesi confessò poi il delitto in Questura. Nel 2017, la povera Ylenia fu protagonista a Messina di un caso di cronaca che ebbe risonanza nazionale. Al rione Bordonaro, dove abitava, subì un aggressione sul pianerottolo di casa dal suo ex, che la cosparse di benzina e tentò di darle fuoco, riportando poi ustioni in varie parti del corpo. Si trattava del 25enne Alessio Mantineo, poi condannato a 10 anni di reclusione in appello. Nonostante tutto la Bonavera durante le indagini della polizia cambiò la versione iniziale dei fatti fornita agli inquirenti, dicendo di non aver riconosciuto l’aggressore, e poi durante il processo prese le sue difese, considerando quella dell’ex come una sorta di “prova d’amore”.