È il 6 novembre il giorno fissato dai giudici del Riesame per occuparsi dell’inchiesta sull’Asp di Messina, sull’attività dell’ormai ex commissario Bernardo Alagna e le pressioni politiche che avrebbe esercitato l’on. di FI Tommaso Calderone, tramite il suo segretario particolare Alessio Arlotta. Un’inchiesta che vede allo stato tredici indagati compresi l’ex commissario dell’Asp Alagna e i quattro medici assunti dall’Asp per l’emergenza covid. Si tratta poi dell’ex dg dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, del parlamentare barcellonese di FI e avvocato Tommaso Calderone (oggi è deputato nazionale ma i fatti contestati si riferiscono alla sua permanenza all’Ars come deputato regionale, n.d.r.), del segretario particolare del parlamentare, Alessio Arlotta, dell’infermiere in servizio all’ospedale di Barcellona Felice Giunta, del dipendente della ditta Medimed Alessandro Amatori. Sul tavolo dei giudici del Riesame ci saranno le due visioni contrapposte per gli stessi fatti.
Da un lato la decisione del gip Ornella Pastore che ha rigettato la richiesta di misura interdittiva per Alagna, indagato per corruzione, e per i tre medici in forza all’Asp durante la pandemia, indagati per truffa sulle ore di lavoro effettivamente svolte (si tratta dei dottori palermitani Marcello Mezzatesta e Edmondo Palmeri e del medico barcellonese Gaetano Torre). Dall’altro l’appello presentato dal procuratore vicario di Messina Rosa Raffa e dalla sostituta Roberta La Speme, con cui si contestano punto per punto le valutazioni espresse dal gip.
Il centro-covid a Barcellona
«L’ordinanza - scrive tra l’altro la Procura nell’atto d’appello -, trascura condotte ed accadimenti descritti al capo A) (“Induzione indebita a dare o promettere utilità”) che, pur non essendo stati oggetto di richiesta cautelare, costituiscono chiave di lettura del privilegiato e solidissimo rapporto esistente tra La Paglia e l’avv. Calderone da cui muovono, e si alimentano, le contestazioni dei capi B) (“Induzione indebita a dare o promettere utilità”) e C) (“Corruzione”) riguardanti la nomina, a direttore sanitario, di Bernardo Alagna e le conseguenziali nomine da quest'ultimo assunte. L’ordinanza (di rigetto del gip, n.d.r.), infatti, dedica al capo A) poche e insufficienti notazioni, cosi mostrando di non avere colto la rilevanza significativa che la costituzione del reparto Covid-19 con terapia intensiva-sub intensiva in Barcellona P.G., bacino elettorale primario dell’avv. Tommaso Calderone, all’epoca deputato della Regione Siciliana, ha avuto nella ricostruzione del rapporto preferenziale tra La Paglia ed l’on. Calderone. Eppure il Gip scrive che quel centro covid non trovava alcuna giustificazione né in termini di esigenze sanitarie né in termini economici, ma corrispondeva soltanto all’interesse politico elettorale dell’on. Calderone».
A supporto di questa argomentazione, la Procura allega tre intercettazioni del novembre 2020 considerate emblematiche di conversazioni tra l’ex dg dell’Asp La Paglia e l’on. Calderone. Nella prima è il parlamentare che esplicita la sua richiesta di creare i posti letto a Barcellona, nella seconda viene trovata la soluzione: «... trascorsi circa venti minuti dalla conversazione - scrive la Procura nell’atto d’appello -, La Paglia chiama l’on. Calderone per avvisarlo di aver trovato la soluzione alla sua richiesta: trasferire all’ospedale covid di Barcellona P.G. due anestesisti, uno in servizio presso l’ospedale di Taormina e uno presso quello di Patti (La Paglia: “allora sto prendendo anestesisti da Taormina uno e glielo mando là, mi dispiace, si incazzeranno a Taormina, ed uno da Patti. Questi due mettono in funzione la terapia, la terapia intensiva di dei due posti letto e mi fanno funzionare pure la semintensiva”) (La Paglia: “A Taormina si possono incazzare come vogliono!”).
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