L'assassinio di Pippo Catania a Furci, la gelosia di Nucifora alla base del delitto: domani lutto cittadino e alle 15,30 i funerali
Non ha cambiato versione Gaetano Antonio Nucifora, il 57enne di Nizza di Sicilia in carcere per aver assassinato lunedì sera Pippo Catania, 63enne sovrintendente della Polizia freddato sul lungomare di Furci Siculo. Nel primo pomeriggio di ieri Nucifora è comparso al Tribunale di Messina davanti alla giudice per le indagini preliminari Claudia Misale e ha confermato le dichiarazioni rese nell'imminenza dei fatti, dopo essersi costituito ai carabinieri ammettendo di essere l’autore del delitto. L’interrogatorio di convalida del fermo è durato circa un’ora e poco dopo la gip ha sciolto la riserva e confermato la custodia cautelare in carcere per l’omicida. Accanto all’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abbietti e futili, c’era il suo legale di fiducia, l’avv. Gianni Miasi, che valuterà se chiedere una consulenza di parte e poi eventualmente una perizia psichiatrica sul suo assistito. Nucifora ha risposto alle domande con molta calma e chiarito alcuni dettagli, spiegando che domenica ha scoperto lo “sgarbo”, per una vicenda risalente a sei anni fa, subìto da parte dell’amico, con il quale però i rapporti si erano interrotti da cinque anni, e di averlo incrociato lunedì pomeriggio intento a giocare a carte con alcuni anziani, mentre transitava in auto a Furci Siculo di ritorno da acquisti effettuati a S. Teresa di Riva. In quel momento ha maturato il proposito di uccidere Catania e appena rientrato a casa ha afferrato il fucile da caccia Bernardelli calibro 12 legalmente detenuto ed è tornato sul lungomare furcese, freddandolo con due colpi al volto e poi almeno altri due all’addome e alle gambe, quando la vittima era a terra. Per la gip Misale “appare evidente la sussistenza di un solido quadro di gravità indiziaria nei confronti dell’indagato, ricavabile dalle dichiarazioni autoaccusatorie e corroborato da plurimi riscontri” e “deve ritenersi sussistente anche la contestata aggravante dei motivi abbietti e futili, integrati dal movente di gelosia e possessività nonché dal rancore e dal desiderio di vendetta verso la vittima, per il tradimento inaspettato da parte di persona che l’indagato riteneva a sé legata da un rapporto di consolidata amicizia, tanto da averla scelta in passato quale padrino di battesimo della figlia”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina