L'autunno "caldo" della mobilità a Messina. Per Basile una "sperimentazione" con correttivi dove è necessario
L’equinozio d’autunno ha portato le prime piogge dopo l’interminabile e infuocata estate. Ma la nuova stagione, quella dei funghi e delle castagne, si annuncia rovente sul fronte della mobilità urbana. È il tema più caldo, è il terreno più facile per le proteste (e per chi le cavalca, spesso strumentalizzandole) ma anche un pianeta dove, tra scelte politiche e tecniche, si rischia di commettere errori, anche gravi, che poi hanno conseguenze sulla vita di ogni giorno della città e dei suoi abitanti. C’è in corso una mobilitazione che sta saldando vari segmenti della cittadinanza, e delle forze politiche e sociali, e che è già sfociata in ricorsi al Tar (da parte dell’Ordine dei farmacisti) e in petizioni popolari (raccolte già alcune centinaia di firme). Si contesta la realizzazione delle piste ciclabili e l’installazione dei cordoli nelle strade del centro, affermando che non si tratta «di vere ciclabili», che «quei cordoli non sono in regola», che con questi provvedimenti «si sta mettendo definitivamente in ginocchio il commercio» e che «si restringono le possibili vie di fuga in una città ad altissimo rischio sismico». Motivazioni serie, alcune, altre un po’ meno, come quella che vorrebbe associare «la morte del commercio messinese» alla posa dei cordoli. Se le aziende di questa città chiudono – ed è un elenco delle doglianze che si trascina ormai da decenni –, è perché il sistema è andato in tilt da tempo immemorabile, perché diversi operatori commerciali non hanno saputo rispondere alle sfide dei tempi, perché la città (non solo Messina, ma Messina più di altre) si sta spopolando anno dopo anno, giorno dopo giorno, quasi minuto per minuto, e l’età media si sta facendo sempre più alta. Una popolazione sempre più di anziani, e le esigenze ovviamente sono cambiate rispetto ai “ruggenti” anni Cinquanta e Sessanta, dove le vetrine dei viali e delle piazze di Messina attiravano migliaia di clienti anche da oltre Stretto. Che i cordoli, o le isole pedonali, uccidano il commercio, è una favola alla quale credono soltanto i messinesi in tutta Europa. Però ci sono ragioni anche serie, tra quelle sollevate da chi ha avviato la raccolta firme e chi fa presente alcune incongruenze nel concepimento e nella realizzazione degli interventi in corso d’opera. In effetti, le nuove piste ciclabili offrono il fianco a critiche e a dubbi sulla pericolosità, soprattutto agli incroci e per la presenza di tombini e altri possibili ostacoli lungo il percorso a due ruote. L’Amministrazione comunale sta facendo i conti, forse, con il suo primo vero momento di “impopolarità”, che era prevedibile, perché ogni volta che si mette mano alla mobilità urbana, si è esposti a critiche e attacchi di ogni genere, e cercando soluzioni di compromesso, alla fine si rischia di scontentare un po’ tutti. Ma la Giunta Basile non ha intenzione di arretrare neppure di un metro, anche se il sindaco va ripetendo che le misure in atto sono una “sperimentazione” e che verranno apportati, ove necessario, tutti i correttivi possibili. Ma è la “filosofia” di fondo che l’esecutivo di Palazzo Zanca intende difendere, cioè la visione di una città diversa, in linea con le scadenze dell’Agenda europea 2030, dove si utilizza sempre meno il mezzo privato e si ricorre sempre più al trasporto pubblico, o si va in bici, o si cammina a piedi come si fa nei centri storici e commerciali di gran parte delle città di tutto il Continente. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina