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Messina, la crisi idrica dopo 3 giorni è rientrata: ora nuove fonti e una rete... senza buchi

Solo casi isolati fra le segnalazioni di ieri, ma cosa è cambiato dal 2015? Ci sono pozzi a Briga, ma prima c’è da ricostruire la tubazione in città

È finito l’incubo dei rubinetti a secco. Quasi quattro giorni dopo il guasto a Torrerossa, nella cabina elettrica che alimenta la stazione di pompaggio dell’acquedotto Fiumefreddo. Ieri mattina sono stati riforniti gli ultimi quartieri rimasti senza approvvigionamento: San Licandro, Tremonti, viale Regina Elena, Ogliastri, Faro Superiore e San Jachiddu. Restano da risolvere, dicono da Amam, solo problemi singoli.

Al di là delle polemiche politiche di ieri in Aula perché nessuno di Amam si è presentato in Commissione (anche Ora Sicilia ha chiesto le dimissioni della presidente Bonasera, difesa da Trischitta “Serve superman per evitare che un fulmine colpisca la cabina”), è tempo di analisi approfondite sulla fornitura d’acqua in città. Dopo la clamorosa crisi del 2015 che mostrò la fragilità del principale acquedotto cittadino, quali contromisure sono state adottate? sono state trovate nuove fonti? Messina può “liberarsi” dal giogo del Fiumefreddo? Quanto alla ricerca di nuove fonti non sono stati fatti passi da gigante.

La campagna per trovare pozzi da poter mettere in rete ha recuperato una trentina di litri al secondo (a Messina ne arrivano circa 1300) nella zona di Papardo, Frappaolo e Valle degli Angeli) dove queste fonti erano in disuso. A Briga un altra serie di pozzi può garantire 80 l/s, i lavori sono appaltati ma Amam aspetta il via libera del Genio Civile. L’azienda in questi ultimi anni si è concentrata sul miglioramento dell’approvvigionamento dalla Santissima che era scesa a 90 l/s e ora è tornata a 230 ed è stata collegato al Montesanto. Il Fiumefreddo, invece, dopo i lavori a Calatabiano, ha ridotto la portata da 1000 l/s a 850.

E allora in attesa di recuperare una nuova fonte di almeno 300 l/s, l’Amam si sta concentrando sul miglioramento della rete di distribuzione. Il vero “dramma” strutturale è quello che più della metà dell’acqua che arriva in città si perde nel terreno perché i km di tubazione sono vecchi e perdono. Una volta recuperata una quota di queste perdite, dicono ad Amam, allora la città potrà avere l’acqua h24. Prima è inutile cercare altre fonti grosse perché significherebbe sciuparla.

Sul fronte della distribuzione appare troppo lungo il trasferimento del liquido dal Montesanto fino all’estrema periferia nord della città. La crisi di questi giorni lo ha confermato, da Giostra fino a Ganzirri l’acqua arriva sempre con maggiore difficoltà rispetto ad altre zone, proprio perché la pressione, lungo i vari km, va via via diminuendo. Una soluzione potrebbe essere quella di realizzare un serbatoio importante dedicato alla zona nord ( a Sperone) che possa rendere più autonoma tutta quell’area.

La gestione del black out idrico di questi giorni suggerisce altri consigli. La prima è che servirebbe qualche autobotte in più ( Amam ne ha 4) per poter creare più punti di approvvigionamento per la popolazione. E poi sarebbe utile anche il potenziamento del supporto, in giornate difficili come quelle scorse, della Messina Social City che può aiutare con un servizio capillare a supporto dei messinesi più fragili.

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