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Tari a Messina, la stretta sui “fantasmi” e le aziende

Dalle verifiche emersi molti casi di coabitazione non denunciata, e puntualmente paga solo il 45% dei messinesi. Cicala: «Grandi società denunciano un decimo della reale superficie, verifiche stringenti»

Sono state inviate circa 8000 raccomandate ai “fantasmi” della Tari e ora Palazzo Zanca tira le fila. Loro sono sono quei messinesi presenti nella lista anagrafica del Comune ma che non lo sono in quella della Tari. L’obiettivo di Palazzo Zanca, alle prese con un riallineamento delle entrate contributive, è quello di capire quale sia la posizione reale di questi messinesi per poter aggiornare il “carico“ del tributo comunale.

Famiglie

Ebbene su 4500 raccomandate già notificate, sono già 1000 le persone che hanno risposto, per lo più con una mail (solo 200 hanno scelto la risposta attraverso la piattaforma digitale o la pec). La “giustificazione” più frequente emersa dalle risposte porterà all’aggiornamento del numero dei componenti dei nuclei familiari “emersi”. Questo inciderà sulla parte variabile del tributo che quella famiglia dovrà o doveva pagare. Il caso più ricorrente è quello dei messinesi che non compaiono nelle liste della Tari perché hanno una condizione di coabitazione non registrata. Per esempio nipoti che si sono trasferiti a casa dei nonni oppure eredi che, dopo il decesso del capofamiglia, hanno “estinto” la posizione all’ufficio tributi ma non l’hanno riattivata a nome degli eredi che si sono trasferiti nella casa di chi è deceduto. Ci sarà dunque chi dovrà pagare l’adeguamento della parte variabile ad un nucleo familiare più grande (caso dei nipoti) e invece chi dovrà denunciarsi e pagare eventualmente fino agli ultimi cinque anni non saldati.

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