La Geoterme Vulcano, società che per oltre trent’anni ha gestito l’accesso alla pozza dei fanghi di Vulcano, applicando un ticket d’ingresso (eccezione fatta per i residenti) dovrà demolire i manufatti, realizzati nell’area termale in assenza di autorizzazione-concessione, e procedere alla messa in pristino dei luoghi. Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) ha, infatti, rigettato l’appello proposto dalla società vulcanara per la riforma della sentenza emessa dal Tar di Catania, nel febbraio scorso, con la quale, praticamente, accoglieva quanto sostenuto dal Comune di Lipari e cioè che, per i lavori di natura edile, eseguiti nell’area termale, dove, tra l’altro, vi è apposto il vincolo paesaggistico, «non potesse formarsi il silenzio-assenso, considerato che le opere necessarie alla valorizzazione termale si attuano attraverso la formazione di un Piano urbanistico esecutivo (Pue) o un progetto unitario esteso all’intera zona». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina