Forse è la svolta nell'inchiesta sulla tragica morte di Ayman Serti, il sedicenne di origini marocchine che fu trovato divorato in parte dalle fiamme nel piazzale “Italia 90” di Merì nel febbraio scorso, davanti al campo sportivo. Una svolta per squarciare il velo d'omertà che si creò dopo questa devastante tragedia per i familiari, che hanno sempre sostenuto “l'impossibilità” del suicidio.
La Procura retta da Giuseppe Verzera e i carabinieri della Compagnia di Barcellona da quel tragico giorno non hanno mai smesso di cercare la verità, e adesso c'è un primo punto di svolta nell'indagine. Le notizie rilevanti sono due. E' stato aperto un fascicolo, per adesso contro ignoti, che ipotizza il reato di “Istigazione al suicidio”, e sono in corso accertamenti specifici su questa pista. Ed ancora il procuratore Verzera ha iscritto in questi giorni nel registro degli indagati per “false informazioni al pm” due persone, inviando la relativa informazione di garanzia.
Si tratta di un 44enne, gestore di un distributore di carburante dove, secondo quanto accertato dalle indagini, il giovane Ayman si sarebbe procurato la benzina per poi suicidarsi. Il benzinaio, nel corso dell'interrogatorio, ha smentito tale circostanza.
Un secondo avviso di garanzia è stato notificato a un ragazzo marocchino, amico della vittima, il quale durante i vari interrogatori avrebbe mentito al pubblico ministero che lo sentiva, in relazione ai suoi ultimi contatti con il sedicenne, provvedendo anche a cancellare messaggi e chiamate sul proprio telefonino. I due sono quindi indagati per false informazioni al pm, rese nel corso delle audizioni, nell'ambito del procedimento penale, iscritto per istigazione al suicidio.
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