Tanti soldi e poco tempo. La nuova Città del Ragazzo deve nascere in fretta per evitare che arrivi il gong del Pnrr, fissato la fine del 2026. Potrebbero esserci, però, i tempi supplementari se, come si teme, ci sarà uno spostamento dei fondi del Piano di ripresa e resilienza sui Fondi Sviluppo e coesione. Ma fino ad allora meglio bruciare le tappe per evitare di trovarsi a inseguire i progetti. E così ieri c’è stata la presentazione alla Città Metropolitana del primo reale studio sulla trasformazione dell’area che da Gravitelli porta fino al Castellaccio. Sarà radicalmente trasformato il compendio della “Città del Ragazzo”, che venne fondata dallo storico sacerdote messinese, padre Nino Trovato. Diventerà un luogo in cui possa essere garantita la massima autonomia e indipendenza delle persone con disabilità consentendo di continuare a vivere, anche quando i genitori non possono più occuparsi di loro, in contesti il più possibile simili alla casa familiare o avviando processi di autonomia. Per realizzare tutto questo ci sono a disposizione oltre 55 milioni di euro, cioè circa la metà della dotazione totale (132 mln) dei Piani urbani integrati che Messina ha ottenuto nell’ambito di una dei filoni di finanziamento del Pnrr. Alla due giorni di workshop hanno partecipato il sindaco metropolitano Basile, il dg del Comune Puccio, i dirigenti Biagio Privitera, Roberto Siracusano, il rup Giacomo Russo e le associazioni che hanno aderito alla manifestazione d’interesse e i rappresentanti del raggruppamento di imprese che sono impegnati nella elaborazione del progetto esecutivo. L’intera area interessata dagli interventi misura circa 44.000 metri quadri, di questi 5.700 sono quelli che oggi sono coperti o da edifici relativamente recenti (costruiti fra la fine degli anni ‘50 e gli anni ‘80) o dal Castellaccio che affonda le sue origini nel XVII secolo. Nella primissima proposta progettuale sembrerebbe essere suggerita la demolizione di una parte significativa delle strutture recenti. In una valutazione “costi-benefici” questa soluzione appare favorita rispetto alla manutenzione e ristrutturazione di gran parte degli edifici costruiti anche 70 anni fa e ora in stato di abbandono. Peraltro non si tratta di strutture dii pregio e abbatterli e ricostruirli con sistemi sismici più adeguati rende l’investimento più sostenibile. Sul 47.600 metri cubi di costruzioni ne verrebbero demoliti 34.000 con nuove costruzioni di 19.500 metri cubi, quindi con un buon risparmio (circa il 30%)di volumetria e suolo. In termini di area si passerebbe da 5.700 metri quadri coperti a circa 5.000. Verrebbero abbattuti il teatro Pirandello, il centro di formazione, la Casa di cura, i due spogliatoi, il deposito, mentre verrebbero recuperati e rifunzionalizzati, la residenza di Padre Nino, il padiglione del padre spirituale e il rudere fronte strada. Per farne cosa, nel dettaglio? L’offerta è piuttosto varia perché prevede un polo per l’assistenza sanitaria, laboratori per la ceramica, la falegnameria e il tessile, il co housing, un auditorium, il laboratorio teatrale, una sala da ballo, il social club e la casa vacanza. Tutto per garantire svago ma anche formazione e autonomia ai soggetti che frequenteranno lo spazio sociale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud- Messina