Quanto è disposta a scommettere su una mobilità alternativa, sostenibile, “dolce”, una città che da giorni discute – e non sempre con toni morbidi – su un semplice cordolo? Un cordolo, peraltro, collocato lungo una linea, quella di demarcazione delle corsie preferenziali di corso Cavour, già esistente e quindi senza modificare alcunché in termini di spazi. Un quesito che sorge spontaneo di fronte a certi dibattiti da bar e da social, che però sono una cartina da tornasole importante di quale sia l’approccio e la “sensibilità” di molti cittadini ai temi della viabilità. Basti guardare le accese – è un ovvio eufemismo – discussioni avvenute negli anni a proposito delle varie isole pedonali. Porsi quella domanda è necessario anche per prepararsi a ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi, quando le rivoluzioni viabili saranno molto più impattanti di un “innocente” cordolo giallo. La strada tracciata dall’amministrazione comunale non prevede passi indietro. Il Pgtu (Piano generale del traffico urbano) e il Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) rispondono ad una strategia generale che si può riassumere con un paio di concetti basilari: meno auto possibili in centro città, più spostamenti possibili con mezzi alternativi a quello privato, e cioè il trasporto pubblico locale, o comunque “green”, da qui i nuovi spazi pedonali ed il significativo aumento, in prospettiva, delle corsie ciclabili. È questo il quadro nel quale, fra qualche mese – probabilmente entro fine anno – si innescherà la vera rivoluzione, quella delle Zone a traffico limitato, che merita un approfondimento. La logica di base è che le aree pedonali, si legge nella relazione del Pgtu, «necessitano al contorno di un’area in cui il traffico è calmierato e dove l’accessibilità veicolare sia adeguatamente controllata». Due le soluzioni: le Ztl, appunto, e le Zone a velocità limitata (Zone 30). Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina