Bisogna comprendere cosa sta succedendo a Giostra prima che sia troppo tardi e nasca un nuovo gruppo egemone. Oppure torni quello vecchio, nel solito giro amaro di ricostruzione del pizzo e dei rapporti mafiosi, che s’innesca inevitabilmente dopo le operazioni antimafia dei mesi scorsi e l’azzeramento dei gruppi. Basta mettere in sequenza il rosario criminale delle ultime settimane per capire che qualcosa “si sta muovendo”. Certo, non siamo di fronte ai clan degli anni 80 e 90, ma indubbiamente rapine e bottiglie incendiarie vogliono dire qualcosa. O meglio, sono l’inequivocabile segnale che “qualcuno” vuol dire “qualcosa”, e forse pretende di ricostituire il tessuto del racket a tappeto, del “pagate tutti che noi siamo il nuovo che avanza”. Difficile che a fare tutto questo sia stato un cane randagio senza padrone, saranno guai se si tratta di un gruppo che non ha chiesto il permesso, ammesso che ci sia ancora qualcuno rimasto per strada che ha la forza e il potere di darlo. In ogni caso basta riavvolgere il nastro dei giorni d’agosto per l’evidenza inquietante dei fatti. Tra attentati e rapine. Il 13 agosto, nell’arco di dodici ore, tra la via Palermo e il viale Giostra qualcuno ha “organizzato” un furto e due rapine, hanno agito ragazzi armati di coltello e con i volti coperti. Il colpo più redditizio s’è verificato al bar pasticceria Saccà di viale Giostra, dove i rapinatori hanno portato via ben settemila euro dalla cassa e oltre diecimila euro di ticket del “Gratta e Vinci”, per poi scomparire nel nulla. Il giorno dopo, era il 14 agosto, ad essere presa di mira è stata una bella pasticceria all’altezza dell’isolato 13, in via Palermo, è stato il solito rapinatore armato di coltello che ha arraffato l’incasso terrorizzando i presenti, per poi fuggire a piedi da qualche parte. Nessuna traccia conosciuta. Parli dell’isolato 13, un marchio triste di mafia impastata di sangue e fucili, e pistole, che però in tanti, gli onesti, cercano di cancellare, e ti vengono in mente decine di storie. Non sono più i tempi passati comunque, lì non si respira più quell’aria appestata di omertà e silenzio, qualcosa in questi anni è pure cambiato. Torniamo alla sequenza. Lo stesso giorno, il 14, e sempre in zona, sul viale Giostra, un altro rapinatore (o forse lo stesso?), sempre armato di coltello s’è fatto consegnare circa 700 euro dalla cassa del bar pasticceria Micali, per poi al solito sparire, forse c’era un altro ragazzo con un motorino ad aspettare fuori. Sempre in questi giorni d’agosto si sono registrati anche due atti intimidatori, e sempre in via Palermo, ci sono andati di mezzo un fruttivendolo e un fioraio. Contro le loro saracinesche qualcuno di notte ha sparato con un fucile caricato a pallettoni e con una pistola. Che voleva “dire”? Non è finita. Perché l’altra notte, sempre in via Palermo, ad essere preso di mira è stato il panificio Italpane. Poco prima dell’una qualcuno ha dato fuoco alla saracinesca del negozio. Per fortuna dai palazzi ci si è accorti del rogo ed è stato dato l’allarme, in pochi minuti sono arrivati i vigili del fuoco, che in questo periodo stanno facendo gli straordinari con l’altra piaga degli incendi a tappeto, e sono riusciti in poco tempo a spegnere fiamme, evitando che il panificio fosse distrutto completamente. Per qualcuno sarebbe stato vedere il lavoro di una vita andare in fumo, senza la forza di ricominciare. Ieri mattina al panificio c’erano i poliziotti della Scientifica per vedere cosa è successo, ma presto, sicuramente, si capirà che l’incendio è doloso. È importante però comprendere da parte degli attori sociali, l’amministrazione comunale e le associazioni antiracket, mentre le forze dell’ordine stanno facendo il loro lavoro, e speriamo di averne presto notizia magari non attraverso il solito stringato ciclostile, che bisogna affrontare il problema Giostra, Tornato ad essere preoccupante, al più presto. Magari tra uno spettacolo e l’altro. Tra un concerto e una sagra. In queste settimane, per carità saranno pure le ferie imperanti la causa, non c’è stato in città uno straccio di reazione da parte di qualcuno. Neanche una nota, un comunicato, un messaggio. Niente. Il silenzio, che è l’anticamera della paura. Eppure anche quel rione-crocifisso, dove c’è tanta gente onesta che si spacca la schiena dalla mattina alla sera, merita attenzione.