Il fischio alle 18.29 e il "Viva Maria" puntualissimo alle 18.30 La forza, la grinta, il primo strappo, tra le urla dei tiratori. Tanta la gente, una folla sterminata, che soprattutto ai bordi della strada è stata allontanata dalle forze dell'ordine per non intralciare il cammino dei tiratori. Oltre ai tantissimi messinesi, sono state parecchie le famiglie venute non solo dalla provincia, ma anche dalla Calabria e addirittura dall'Argentina. I messinesi che vivono fuori città, comunità filippine che risiedono da tempo in città. In tanti, da moltissime parti del mondo, hanno invece seguito la processione sui canali web: dagli Stati Uniti, dal Belgio, dalla Svezia. Erano tante le storie dentro e fuori le corde, tante le persone che seguono la processione per un motivo ben preciso. O anche per chi non c'è più. Come una donna di origini polacche, ma ormai messinese d'adozione: "Mi aveva portato per la prima volta mio marito che adesso non c'è più, vengo qui per lui e per mia figlia" dice tra le lacrime. Ai microfoni di Rtp, anche Matteo, un giovane nato a New York, ma dalle origini messinesi: "Sono nato e vivo a New York, qui vive però tutta la mia famiglia, qua ci sono le mie radici, io, oggi io mi sento davvero messinese" ha detto. Alla fine della corsa della Vara, l'Ave Maria pronunciata dall'arcivescovo monsignor Giovanni Accolla a piazza Duomo e un auspicio: "Che, come oggi, ogni giorno, questa città si renda protagonista di un gesto semplice, un popolo che cammina insieme, insieme con Maria. In questo giorno e in questa festa devono cadere tutte quelle mura che separano gli uomini, bisogna stare tutti insieme, chi è a casa, chi è malato, chi è in galera".