Cali drastici, rispetto ad un’annata, quella del 2022, che già non era stata particolarmente esaltante (è un eufemismo). E uno strumento, quello dei saldi, che inizia ad essere seriamente messo in discussione. Perché obsoleto o, in ogni caso, da rivedere seriamente, rispetto ad un mondo che, tutto attorno al commercio tradizionale, è cambiato profondamente da un pezzo. Non è ancora finita, ma per la stagione dei saldi estiva si può già trarre un bilancio ed è un bilancio tutt’altro che lusinghiero. Confesercenti ha intervistato, tra la città e la provincia, 71 commercianti dei settori di abbigliamento, pelletteria e calzature, cioè quelli direttamente interessati dagli sconti. Ne è venuto fuori un quadro sconfortante: solo per il 31% di loro, infatti, gli incassi sono in linea con le aspettative e, in sostanza, con quelli di un anno fa. Per tutti gli altri, una netta maggioranza, il calo si attesta tra il -29%, nel migliore dei casi, e il -37%. Un risultato ancor più allarmante se si pensa che il dato di riferimento è quello dei saldi dell’estate 2022, quando già era stato registrato un calo medio tra il -17% e -21%. Di fronte a quello che non si fatica a definire un flop i commercianti, però, si spaccano sulle possibili soluzioni. O meglio, più o meno tutti sono concordi nel ritenere ormai obsoleto il sistema dei saldi. Ma se da una parte c’è chi ritiene che i saldi andrebbero del tutto abrogati, dall’altra permane una linea meno estrema: così come sono non vanno bene, e allora il sistema andrebbe rivisto, bisognerebbe trovare una strada per ridare slancio e un nuovo appeal al periodo di sconti del commercio “tradizionale”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina