«Non c’è in atto alcuna comunicazione ufficiale, da parte della società Stretto di Messina», rispetto alle procedure espropriative collegate alla progettazione e realizzazione del collegamento stabile. Durante la sua visita a Messina e in Calabria, nei giorni scorsi, l’amministratore delegato Pietro Ciucci ha tenuto a far questa precisazione nel momento in cui «vengono propalate e propagate notizie infondate su presunte lettere inviate dalla società Stretto».
La questione espropri, come è noto, è quella che più preoccupa le numerose famiglie che hanno prime o seconde case nelle aree interessate dal tracciato dei collegamenti viari ferroviari e dalla costruzione delle torri del Ponte.
Facciamo un passo indietro, per farne poi un altro, ancora più indietro. Primo salto, al 2011. È l’anno in cui viene sottoscritto l’Accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione delle indennità di espropriazione per la realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. A firmare quel documento furono l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca in rappresentanza del Comune, l’amministratore delegato della “Stretto” (che era sempre Pietro Ciucci), l’ad del Consorzio Eurolink Michele Leone, il presidente della Federazione provinciale Coldiretti Giuseppe Piccolo, l’avv. Carmelo Correnti dell’Unione piccoli proprietari immobiliari e l’avv. Pietro Ruggeri dell’associazione sindacale Piccola proprietà immobiliare.
Cosa aveva stabilito quel Protocollo? Innanzitutto, «le procedure per l’acquisizione degli immobili, mediante accordo bonario o di cessione volontaria». Poi, «i criteri di valutazione degli indennizzi spettanti ai soggetti espropriati e a coloro che, pur non privati del loro bene, subiscono un danno apprezzabile dalla realizzazione dell’opera». E ancora: «Le modalità e i tempi pagamento degli indennizzi; le procedure volte a favorire la mediazione ed evitare i tempi ed i costi del contenzioso».
Nel momento in cui si sta aggiornando il progetto definitivo, e lo si sta trasformando in progetto esecutivo, è evidente che anche quell’Accordo sarà riveduto e probabilmente corretto. Però, così come su tutti gli altri fronti, quel documento dimostra che non si parte da zero e che tutto era stato definito in quegli anni in cui sembrava che davvero si dovessero aprire i cantieri del Ponte sullo Stretto. Per le indennità di esproprio erano stati previsti due prezzi distinti.
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