Tutto è in itinere. Ma da troppo tempo. Ci sono atti concreti, è vero, e questa è una novità rispetto al passato. Ma il dato inoppugnabile, che stride con questa Estate di rinnovato orgoglio ed entusiasmo per la nostra città, è che la cittadella fieristica non è ancora utilizzabile e che per la Zona falcata nessuno continua a dare indicazioni sui tempi di realizzazione delle bonifiche e sui progetti di riconversione e rigenerazione urbana. Senza questi due polmoni vitali, la città non è, e non sarà mai, la Messina che vorremmo, quella meravigliosa, affacciata sullo Stretto e con le radici verdi piantate sui suoi Peloritani.
Dell’ex Fiera si sa tutto o quasi. Era stata coltivata la speranza di poter aprire qualche spazio in tempo utile per la stagione estiva, niente a che vedere con i viali popolati da decine di migliaia di persone, come accadeva ai tempi gloriosi della “festa di popolo” (la Campionaria internazionale) ma quanto meno un segno di vitalità. La possibilità di fruire di una parte di quegli spazi che negli ultimi anni sono stati sospesi tra aree di cantieri fermi e zone destinate ad accogliere l’Hub sanitario durante l’emergenza pandemica. Ma non è stato possibile. L’Autorità di sistema portuale, che è titolare della cittadella fieristica, dopo aver receduto dall’idea di realizzare il progetto della nuova palazzina uffici (sulle macerie dell’ex Teatro in Fiera), ha imboccato la strada, sicuramente più giusta e logica, della riqualificazione “leggera”, puntando sul progetto affidato allo studio dell’architetto Giovanni Lazzari. Si dice che i lavori cominceranno all’inizio del prossimo autunno, vedremo. L’obiettivo è di far di quella parte della cittadella di viale della Libertà la naturale prosecuzione della Passeggiata a mare.
Ed è proprio questo il punto di maggiore rilevanza politica in questa vicenda: quello spazio, collocato in pieno centro urbano, dovrebbe passare, al più presto, nella titolarità del Comune, l’ente che rappresenta la città di Messina. La Passeggiata a mare non ha nulla a che vedere con scopi legati alle attività portuali. Il sindaco Basile ha fatto intendere di essere pronto a confrontarsi su questo tema, soprattutto con chi verrà al posto del presidente Mario Mega, il cui mandato sta per concludersi. L’ipotesi di una sdemanializzazione delle aree prende sempre più corpo, anche se i passaggi tecnico-amministrativi e giuridici non sono così semplici né brevi, come si potrebbe immaginare. Va anche ricordato che la riqualificazione delle aree fieristiche non comprenderà l’intero quartiere, all’interno del quale resta il “vulnus” lasciato aperto dal mancato completamento della ristrutturazione dei padiglioni, dopo la rottura tra l’Authority e l’impresa Lupò, con l’avvio di un lungo contenzioso ancora irrisolto.
I tempi sono troppo lunghi. Esattamente undici anni fa si registrava l’occupazione del vecchio teatro in Fiera da parte dei giovani del “Pinelli”, un momento importante che, nel bene e nel male, fece riaccendere i riflettori sia sulle condizioni di quella struttura – che poi si è dovuta demolire, perché in uno stato di precarietà e fatiscenza non più rimediabile – sia sulla necessità di valorizzare i cosiddetti “beni comuni”. A distanza di dieci anni, quel teatro è stato demolito, ma l’ex Fiera resta inaccessibile. Speriamo che adesso si stia davvero voltando pagina.
La Falce, poi, resta quello che è sempre stato: l’oscuro mistero di questa città. È mai possibile che in vent’anni – da quando si è scoperto che quella porzione di territorio, la più bella della città, era stata devastata dai “veleni” di scellerate politiche pseudo-industriali, poi miseramente fallite – non si sia mai potuti andare oltre il livello degli studi di caratterizzazione delle sostanze inquinanti? Sì, nel frattempo, lo scenario è cambiato, ci sono state demolizioni importanti (rasi al suolo l’ex Degassifica e il vecchio inceneritore di San Raineri), è stato avviata anche la progettazione esecutiva per il restauro della Real Cittadella. Ma la Zona falcata rimane ancora ufficialmente un “Sito contaminato”, dove non è stata avviata alcuna bonifica e dove nessuno ha idea ancora di come e quando realizzare progetti di vera rigenerazione urbana, in grado di valorizzarne bellezze, monumenti e paesaggio, con piani di sviluppo sostenibile e iniziative turistiche (pensiamo al Polo delle Biodiversità marine e al Grande Acquario dello Stretto, proposto dal prof. Josè Gambino di UniMe) dal respiro internazionale.
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