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Messina, le "inutili" protesi al seno al Policlinico: chieste tre condanne

Le protesi venivano utilizzate per "rimediare a errori commessi nel corso di precedenti interventi" e spesso erano di provenienza “privata”, non fornite, cioè, dalla struttura ospedaliera

A ben sei anni di distanza dal rinvio a giudizio, sette se si considera la fine dell’inchiesta, si sta per chiudere davanti alla prima sezione penale del tribunale il processo “Protesi doro”, che vede coinvolti tre medici. Si tratta del prof. Letterio “Elio” Calbo, 75 anni, all’epoca dei fatti a Endocrinochirurgia del Policlinico; del suo vice, il prof. Massimo Marullo, 65 anni, e del dott. Enrico Calbo, 46 anni, figlio del prof. Elio, all’epoca specializzando nello stesso reparto diretto dal genitore. I tre sanitari sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Carrabba, Piero Pollicino, Piero Cami e Giuseppe Lattanzi.

Il pm Francesca Bonanzinga ha chiesto al collegio presieduto dal giudice Adriana Sciglio per tutti e tre i medici la condanna a 4 anni e 3 mesi di reclusione, legata però solo al reato di falso, mentre per tutte le altre contestazioni accusatorie ha dovuto prendere atto della prescrizione. Subito dopo è intervenuto l’avvocato Carmelo Scillia, che rappresenta come parte civile il Policlinico, che si è associato alla richiesta di condanna e ha chiesto il risarcimento dei danni.

Per una delle donne a suo tempo operate è intervenuto come parte civile l’avvocato Luigi Giacobbe, che ha citato come responsabile civile il Policlinico, in questa veste assistito dall’avvocato Giuseppe Vadalà Bertini. Tutto è stato inviato al 31 ottobre, per gli interventi difensivi. Poi sarà sentenza.

In origine a tutti e tre i medici venivano contestati, in concorso, i reati di falso materiale e falso ideologico del pubblico ufficiale, peculato e truffa aggravata, consumati nell’esercizio delle loro funzioni di dirigenti medici dell’Azienda ospedaliera, tra il 2011 e il 2013. L’attività investigativa della Sezione di Pg della polizia diretta all’epoca dal vice questore Fabio Ettaro, e coordinata dal sostituto Antonella Fradà, fu avviata nel giugno 2013. I tre medici finirono nel giugno del 2016 agli arresti domiciliari. È stato accertato che interventi di chirurgia estetica (mastoplastica) eseguiti dal prof. Marullo e dal dott. Calbo, venivano fatti risultare come necessari per la rimozione di patologie oncologiche, in realtà inesistenti.
La vicenda fu raccontata dal gip Tiziana Leanza, che nel giugno del 2016 siglò l’ordinanza di custodia cautelare. Si partì dall’esposto-denuncia dello stesso Policlinico, lo depositò il 24 maggio del 2013 l’allora direttore del dipartimento amministrativo Giuseppe Laganga, mentre il direttore generale era Giuseppe Pecoraro. La parte più drammatica raccontata dal gip era legata alle testimonianze di tutte le donne, dodici, sottoposte a mastectomia senza che ci fosse alcun bisogno dal punto di vista patologico, nel reparto di Endocrinochirurgia, all’epoca diretto dal prof. Elio Calbo.

Nel provvedimento il gip Leanza parlò di «... disarmante disinvoltura con cui gli indagati si prestavano all’esecuzione di interventi di chirurgia radicale al seno e successiva ricostruzione, in alcuni casi per finalità dichiaratamente estetiche, in altri a fronte di patologie di natura tale da non giustificare un trattamento chirurgico di simile portata, in altri, ancora per rimediare a errori commessi nel corso di precedenti interventi»; oppure di «... abituale utilizzo di protesi di provenienza “privata”, non fornite, cioé, dalla struttura ospedaliera pubblica di riferimento»; ed ancora di «... mancata effettuazione di esami specialistici sia prima dell’intervento, per definire la diagnosi, che dopo lo stesso, per confermarla».

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