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Messina, le mani sul Papardo: i retroscena dell'inchiesta sulle “pressioni politiche” esercitate sui vertici amministrativi

L’ex parlamentare Catalfamo ai domiciliari per tentata concussione e corruzione con la dirigente ospedaliera Francesca Paratore: pilotavano assunzioni. Indagati l’avvocata Angelita Pino e il giornalista Santi Cautela

Antonio Catalfamo

La chiamava la “spinta emotiva” parlando al telefono l’ex onorevole regionale 42enne Antonio Catalfamo, prima nella Lega e poi in Forza Italia. Ed era una “spinta emotiva” che attraverso una dirigente dell’ospedale Papardo, la 59enne Francesca Paratore, gli aveva consentito di mettere le mani e condizionare alcune scelte pubbliche della grande struttura sanitaria della zona Nord di Messina.

Catalfamo usava poco la carota e parecchio il bastone, quantomeno al telefono, per ottenere quello che voleva, ovvero un paio di assunzioni e l’affidamento di un incarico legale («... se loro mi creano problemi, io a questo punto cambio atteggiamento con la direzione del Papardo e li comincio a caricare un’interrogazione al giorno...»).

Sempre per portare acqua al suo mulino politico del momento - ha viaggiato spesso tra FdI, Lega e FI -, tra cambi di casacca e passaggi di corrente annunciati da chi doveva favorire, a seconda del momento politico: un consigliere del 5° Quartiere di Messina, da far assumere nella ditta che si occupava delle pulizie, il suo addetto stampa per garantirgli un altro introito, una consigliera comunale di Barcellona che avrebbe dovuto transitare nel suo movimento politico. Di queste tre “buone cause” solo una alla fine è andata in porto, l’assunzione del giornalista, le altri due si sono perse per strada.
L’ex parlamentare e la Paratore, che è una dirigente medica dell’azienda ospedaliera a capo della direzione dell’Unità operativa di Internazionalizzazione e ricerca sanitaria dell’Unità “Coordinamento staff aziendale”, praticamente una definizione chilometrica, sono finiti agli arresti domiciliari con le ipotesi d’accusa di corruzione e tentata concussione, e secondo il gip Tiziana Leanza che ha siglato l’ordinanza avevano instaurato tra loro un «consolidato vincolo di cointeressenza illecita», che aveva sempre lo stesso scopo: «strumentalizzare l’azienda ospedaliera per scopi clientelari».

Ma sono complessivamente quattro gli indagati dell'inchiesta. A suo tempo sono state infatti iscritte nel registro degli indagati altre due persone: l’attuale assessore alla Cultura di Barcellona Pozzo di Gotto, l’avvocata Angelita Pino, e il giornalista milazzese Santi Cautela, che in atto cura l’ufficio stampa proprio dell'ospedale Papardo. Nei confronti di questi ultimi due non è stata però richiesta dai magistrati della procura peloritana alcuna misura cautelare al gip, ma hanno ricevuto dalla Finanza una informazione di garanzia.

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