Il neo pentito Micale ha fornito nuovi elementi per cercare le vittime di "lupara bianca" della guerra di mafia a cavallo tra gli anni 80 e 90. Si torna a scavare nei cimiteri della mafia barcellonese. Da stamattina su disposizione della Distrettuale antimafia di Messina in alcune contrade del circondario di Barcellona un pool di investigatori e tecnici sta effettuando dei sondaggi alla ricerca di alcuni corpi, quello che resta di una serie di casi di "lupara bianca" della guerra di mafia degli anni 80 e 90.
I carabinieri del Ros e i colleghi specialisti del Ris, affiancati dai vigili del fuoco, stanno setacciando il terreno in più punti con l'ausilio di trattori e georadar. L'operazione è "top secret" ma con tutta probabilità c'è dietro un fatto preciso, ovvero la recente collaborazione con la giustizia del sicario barcellonese Salvatore Micale "Calcaterra", che avrebbe indicato nomi e luoghi di alcuni omicidi cui ha preso parte in prima persona. Da alcuni mesi infatti il pentito ed ex netturbino, a suo tempo molto vicino al boss Carmelo D'Amico, sta raccontando tutto quello che sa al procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e al sostituto della Dda Fabrizio Monaco. E nel suo racconto ci sono anche le atroci esecuzioni di quegli anni, con i corpi sotterrati nei torrenti dopo gli omicidi. Sono oltre una trentina i casi di "lupara bianca" della guerra di mafia che scoppiò a Barcellona e nell'hinterland tirrenico a cavallo tra gli anni 80 e 90, e ben 280 i morti lasciati per strada tra regolamenti di conti e "punizioni". Adesso, con queste nuove dichiarazioni, s'è accesa di nuovo la speranza per i familiari delle vittime di poter avere indietro almeno i corpi dei loro cari da poter seppellire.
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