Ponte sullo Stretto, il sottosegretario Rixi in Giappone: "Opera iconica, via ai cantieri in un anno e mezzo"
Nuove consultazioni in Giappone per il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, che - dopo la ministeriale del G7 a Ise-Shima - ha visitato il ponte sullo stretto di Akashi, che collega la città di Kobe a una delle principali isole dell’arcipelago. Lungo 3,9 km con torri alte circa 300 metri, è il secondo ponte sospeso più lungo del mondo, e l’azienda che lo ha realizzato, la Ihi Corporation, fa parte del consorzio Eurolink che realizzerà il ponte sullo Stretto. «Il ponte sarà più largo e avrà in più la linea ferroviaria per collegare finalmente con l’alta velocità la Sicilia al resto del continente» ha spiegato Rixi all’ANSA. «Pensiamo in un anno e mezzo di iniziare a poterlo costruire e prendiamo ad esempio opere come il Ponte Akashi, che ha cambiato il paradigma di sviluppo di tutta un’area del Giappone e ha contribuito, non solo al rilancio del sistema viabilistico e trasportistico dei collegamenti, ma rappresenta un’opera simbolica a livello mondiale. Per noi è importante rimettere al centro il Mediterraneo anche nella politica del G7 un’opera iconica come quella sul ponte sullo Stretto, che sarà la struttura a campata unica più lungo al mondo e, oltre ad avere il transito automobilistico, avrà linee ad alta velocità, e consentirà di far diventare l’Italia e la Sicilia in particolare, il punto di arrivo del corridoio che da Palermo-Catania arriverà fino alla Scandinavia». Di fondamentale importanza rimettere al centro l’Italia nel Mediterraneo, anche nella politica del G7, afferma Rixi, dimostrando che il Paese ha la capacità di realizzare opere di rilevanza mondiale anche in prospettiva di quelle che dovranno essere le politiche dei grandi Paesi nello sviluppo del continente africano. «I Paesi africani non possono essere più lasciati soli. Bisogna che si torni a investire in Africa perché è un continente che sarà molto determinante sugli equilibri geopolitici dei prossimi 20-30 anni. Quindi rimettere al centro il Mediterraneo e l’Italia vuol dire diventare il secondo pilastro logistico dell’Europa. E vogliamo far questo dimostrando una capacità italiana nel realizzare opere, cosa che negli ultimi trent'anni il nostro Paese ha smesso di fare».