Meno di due mesi fa, il 27 marzo scorso, nell’ambito del procedimento per il rilascio del Paur, il Provvedimento autorizzatorio unico necessario per il futuro “polo rifiuti” il Servizio Autorizzazioni e Valutazioni ambientali della Regione ha chiesto alla Commissione tecnico-scientifica di integrare il parere istruttorio conclusivo (favorevole con prescrizioni) del 30 settembre 2022. Ciò – come si legge nella richiesta pubblicata il 13 maggio dalla Gazzetta – «in riferimento all’impatto sulla componente “acque sotterranee” connesso al rischio di contaminazione derivante dalla realizzazione delle opere». La stessa Cts annotava: «Da una lettura più attenta ed integrata delle due procedure (il futuro polo rifiuti e la messa in sicurezza dell’ex discarica, ndr) è emersa l’esistenza di criticità meritevoli di approfondimento per gli effetti che esse possono comportare in termini di rischio ambientale». Ed ancora la Cts suggeriva «...di richiedere al soggetto proponente di condurre e sottoporre all’Autorità ambientale uno studio completo e approfondito della problematica riguardante i livelli di soggiacenza della falda nell’area di progetto ed un congruo “intorno” territoriale...» La lunga premessa era d’obbligo per inquadrare gli ultimi risvolti. Come è evidente, è una situazione delicatissima dal punto di vista dell’interesse generale: quello alla prevenzione dei rischi rappresentati dallo stato dell’ ex discarica inchiodata fuori e dentro la collina di Zuppà ovvero alle massime tutele dovute alla salute e all’ambiente. La società Srr Messina (oltre 50 Comuni e la Città Metropolitana) ribadisce la disponibilità ad essere il soggetto attuatore esterno di tale fondamentale messa in sicurezza. Al contempo, collega tale disponibilità a due condizioni concrete: da un lato l’integrale finanziamento necessario secondo progetto, non solo i 12 già disponibili ma oltre 27,6 milioni, e dall’altro il rilascio del Paur «così da consentire di realizzare il polo impiantistico pubblico», il cui concessionario con propri fondi attuerà gli impianti di trattamento del percolato e di recupero del biogas. La prima condizione è più che logica visto che senza fondi le opere sono impossibili: dunque la Politica si attivi!. La seconda condizione non appare altrettanto comprensibile, visto che l’ex discarica va messa in sicurezza per prima cosa, anche a prescindere dal futuro “polo rifiuti”, per quanto utile sia domani in tal senso.