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Ponte sullo Stretto, il possibile ritorno sulla scena di Lunardi e Ciucci

Si fanno i nomi dell’ex ministro dei Trasporti e dell’ex presidente dell’Anas come vertici della ricostituita “Stretto Spa”

Proprio nel giorno in cui il ministro Matteo Salvini sarà a Messina, per partecipare all’iniziativa promossa dalla Cisl, l’assemblea dei soci della società Stretto nominerà i vertici e i componenti del Cda della rivitalizzata società statale. E potrebbe esserci un clamoroso ritorno sulla scena di due tra i protagonisti delle vicende legate al Ponte sullo Stretto: Pietro Lunardi e Pietro Ciucci. Il primo è stato ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, il secondo ex presidente dell’Anas e già ad della “Stretto”. Secondo indiscrezioni romane, Lunardi – al quale il vicepremier Salvini già nei mesi scorsi ha affidato l’incarico di coordinatore del tavolo tecnico per il riavvio delle procedure della progettazione esecutiva del collegamento stabile – potrebbe essere il nuovo presidente e Ciucci tornerebbe a rivestire il ruolo di amministratore delegato. Lunardi, nato a Parma, compirà il prossimo mese di luglio 84 anni. Laureato in Ingegneria civile dei trasporti, docente alle Università di Firenze e di Parma, è stato ministro delle Infrastrutture tra il 2001 e il 2006 (secondo e terzo governo Berlusconi), poi senatore di Forza Italia e deputato del Pdl. È anche imprenditore, nel 1979 ha fondato la Rocksoil, società di geoingegneria specializzata nella realizzazione di tunnel e gallerie. È stato l’artefice, da ministro, della “Legge Obiettivo” per le grandi opere e tra i fautori del Corridoio europeo Berlino-Palermo, all’interno del quale il Ponte sullo Stretto assume rilevanza strategica.
Pietro Ciucci, romano, nato il 24 ottobre 1950, laureato in Economia, è stato uno dei cosiddetti “boiardi2 di Stato, tra i più alti dirigenti in società pubbliche: nel 1993 è stato direttore generale dell’Iri. Ha ricoperto la carica di presidente dell'Anas e amministratore delegato della “Stretto di Messina” fino al 2012, cioè fino alla decisione del Governo di sospendere le procedure, di “caducare” il progetto e di mettere in liquidazione la società statale.

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