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Messina, il contro-dossier dell'associazione “Invece del ponte” alle "Fake-Faq" del ministero

Fuorviante, «probabilmente vero», quasi tutto falso o, al contrario, «tragicamente vero». In ogni caso, l'esatto opposto di ciò che sostiene il Mit nelle sue Faq. Il “contro-dossier” sul Ponte, in risposta, punto per punto, a quello del Governo, se lo intesta l'associazione “Invece del Ponte”. Che senza troppi giri di parole, definisce quelle del ministero delle “Fake-Faq”. Secondo l'associazione è in primis «fuorviante» parlare di progetto definitivo approvato, in quanto «non ha mai ottenuto la “Compatibilità ambientale” perché “le risposte fornite sono state parziali, lacunose e non sempre esaustive”». Quindi viene, ovviamente, ricordato che il gruppo di lavoro incaricato dal governo Draghi «nel 2021 aveva concluso che l’ipotesi alternativa al ponte a campata unica “sia potenzialmente più vantaggiosa”».

Sul fronte della sicurezza sismica, «asseritamente resisterebbe a un terremoto 7.1, ma è “falso” che, allo stato attuale delle conoscenze, sia questo un adeguato margine di rischio», come in qualche modo suggerito anche da Cnr e Ismar nel 2020. Poche certezze, dal punto di vista dell'associazione, pure sui venti: «La velocità del vento nel mezzo dello Stretto è molto più elevata della velocità media, e l’effetto sull’agibilità del ponte del tutto sconosciuto».

Messa in discussione persino la velocità di percorrenza: «Per la gran parte dei passeggeri che quotidianamente attraversano lo Stretto per spostarsi tra Messina e Reggio Calabria, il ponte allontana, anziché avvicinare, le due città. Attualmente il percorso stradale tra i due centri è 17 km, con il ponte la distanza stradale sarà almeno 47 km». Un calcolo che, però, non tiene conto del fatto che di mezzo, oggi, c'è l'attraversamento del mare. «Quanto ai treni, è stato dimostrato (fonte Mims 7 marzo 2022) che i treni passeggeri potrebbero avere lo stesso risparmio di tempo nell’attraversamento (un’ora circa) con l’adozione dei “Frecciarossa 1.000” e di navi che ne evitino frazionamento del convoglio». E il refrain delle grandi navi? «A febbraio 2023 il presidente di Federlogistica, Merlo, ha chiarito che “un'altezza massima di 65 metri sul livello del mare considerando l'altezza media delle grandi navi da crociera ma anche navi impegnate nel trasporto merci e container, impedirebbe il transito di molte unità navali che già oggi operano in Mediterraneo, costrette teoricamente, una volta costruito il ponte, a circumnavigare tutta la Sicilia anche solo per raggiungere Messina o Catania partendo da Napoli”».

Il tema dell'inquinamento si becca un grosso “falso”, soprattutto perché «il ponte non annullerebbe il traghettamento navale, che potrebbe invece anche crescere. Il ponte sarebbe sicuramente controindicato per gli oltre 10 milioni di passeggeri-pendolari che si spostano fra i capoluoghi (Messina, Reggio Calabria)». E anzi, le auto, percorrendo più chilometri, produrrebbero «emissioni aggiuntive di CO2 per circa 47.000 tonnellate l'anno».

I toni si fanno duri quando l'associazione ribadisce che «vincolare i miglioramenti della rete stradale e ferroviaria al ponte è, semplicemente, un inaccettabile ricatto». E poi «dire che non deturperebbe lo Stretto è davvero una bestemmia»: l'associazione cita la Verifica di ottemperanza, che parla di «un’incidenza negativa sugli habitat prioritari Capo Peloro-Laghi di Ganzirri».
Il rischio indennizzi? «Il Tribunale delle Imprese ha già riconosciuto in primo grado la legittimità della caducazione dei contratti, respingendo ogni pretesa», chiarisce “Invece del Ponte”, secondo cui, infine «l’autorevolezza mondiale dell’ingegneria (e dell’architettura) italiana è elevatissima indipendentemente dal ponte» e «il ponte sullo Stretto contrasta con gli obiettivi strategici della politica trasportistica europea, che consistono nella riduzione del trasporto su gomma e nello sviluppo dello “short sea shipping”». Insomma, quelli del sì e del no al Ponte rimangono, Faq o no, due mondi che non si incontreranno mai.

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