Ventiquattro pagine. Tra considerazioni molto tecniche e grafici esplicativi. Per concludere che gli esami molto specifici effettuati sulle sequenze genetiche - semplifichiamo in una materia che è molto complessa -, «sono altamente indicative di un episodio di contagio tra le due persone».
È questo il responso del prof. Mauro Pistello, il consulente tecnico che si sta occupando del caso del cosiddetto “untore”, il 58enne Luigi De Domenico, su incarico della Corte d’assise, nel processo “bis” dopo l’annullamento della prima condanna. La perizia depositata dal prof. Pistello è stata al centro dell’ultima udienza del processo, e anche il medico è stato a lungo sentito in aula.
Il quesito centrale era uno, poi c’era anche una domanda secondaria. La corte aveva chiesto al medico di “... procedere allo studio filogenetico dei ceppi HIV del sig. De Domenico Luigi e della sig. G. per stabilire se esiste una relazione filogenetica tra le sequenze virali dei predetti soggetti”, e di “... procedere inoltre allo studio filogenetico del virus della signora ... e quindi di procedere alla ulteriore comparazione filogenetica tra le sequenze dei ceppi HIV della signora ..., del sig. De Domenico Luigi e della sig. G.”.
Ecco la risposta, quella fondamentale del consulente medico, rispetto al primo quesito, cioé - semplificando -, l’esame delle tracce genetiche del contagio tra De Domenico e la compagna, l’avvocata messinese morta di Aids perché l’uomo le nascose la sua sieropositività: «Sulla base di quanto sopra esposto e in relazione al quesito posto - scrive il prof. Pistello -, si può affermare che le sequenze dei ceppi HIV dei sigg. De Domenico e G. sono filogeneticamente relate e derivano da un progenitore comune. Questa conclusione è rafforzata dal fatto che le sequenze dei due ceppi temporalmente più vicine sono anche quelle più vicine dal punto di vista evolutivo.
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