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Il "paradiso" di Cattafi: dopo la condanna per mafia, chiesta la confisca della baia di Milazzo

Chiedere che quel pezzo di paradiso torni ad essere patrimonio ambientale e paesaggistico di tutti - affermano diverse associazioni del Messinese, tra cui Adasc, Arci, Wwf e Italia Nostra

La baia di Sant’Antonio è l’angolo più bello del promontorio di Capo Milazzo

Confiscare la baia di Sant'Antonio, stupendo costone sul mare a Milazzo, a Rosario Pio Cattafi, boss di Barcellona Pozzo di Gotto condannato definitivamente dalla Cassazione il 15 maggio scorso a 6 anni di reclusione. «Chiedere che quel pezzo di paradiso torni ad essere patrimonio ambientale e paesaggistico di tutti - affermano diverse associazioni del Messinese, tra cui Adasc, Arci, Wwf e Italia Nostra - ci sembra il miglior modo per onorare questo 23 maggio, trasformando il ricordo in rinnovato impegno. L’eredità di Falcone ci invita a non rimanere indifferenti e a non aspettare che altri agiscano al nostro posto, ma ad essere parte attiva del cambiamento».

Cattafi era stato arrestato nel 2012 nell’ambito dell’operazione 'Gotha 3' condotta dalla Dda di Messina e dai Carabinieri del Ros, con l’accusa di essere a capo della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto. Nel 2013, la condanna, in primo grado con rito abbreviato, a 12 anni, poi la riduzione di pena - 7 anni - in appello, quando i giudici di Messina esclusero l’aggravante di essere un capoclan. Nel 2017 la Cassazione si era già occupata di questo caso, annullando con rinvio la sentenza di secondo grado: quindi, i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, il 6 novembre 2021, rideterminarono la pena per l’imputato fissandola in 6 anni di reclusione. Infine è giunta la conferma della condanna dall’ultima sentenza della Cassazione. Cattafi è stato anche condannato a rifondere le spese sostenute dalle parti civili nel processo. Nel corso dello stesso processo Cattafi è già stato condannato anche per calunnia, commessa ai danni dell’avvocato Fabio Repici e del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. Per la calunnia la sua condanna è diventata irrevocabile già l’1 marzo.

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