La condotta di guida azzardata. Sì d’accordo, tutto quello che volete. Ma in quelle carte giudiziarie ancora una volta come avevamo scritto in passato raccontando delle testimonianze agli atti, emerge tutto il dramma, devastante per chi ha perso un’anima che aveva accanto, dei soccorsi inadeguati, a singhiozzo e in ritardo. Con l’atroce dubbio martellante che rimarrà per sempre, purtroppo, irrisolto, da sfondo a questa storia: Olga Cancellieri poteva essere salvata? Le carte giudiziarie in questione sono il deposito delle motivazioni della sentenza con cui nel febbraio scorso il gup Tiziana Leanza ha condannato a 4 anni e 4 mesi il motociclista 26enne Lorenzo Sciabbà, per la morte dell’avvocata Olga Cancellieri, che avvenne in un incidente stradale accaduto all’incrocio tra via Centonze e via del Vespro, il 10 novembre del 2021. Sciabbà era coinvolto con l’accusa di omicidio stradale, era il centauro che in sella alla sua Ducati si scontrò con lo scooter Kimko guidato dalla professionista. Furono due velocità che tragicamente si sommarono: 75 km/h per Sciabbà, di 32,30 km/h per la Cancellieri, scrive il gup dopo aver passato in rassegna i vari accertamenti tecnici dell’inchiesta. Poi passa anche in rassegna le considerazioni difensive, in questo caso dell’avvocato Giovanni Caroè. E scrive per esempio: «... è indubbio che il dato evidenziato dalla difesa (e, in specie, l’avere impegnato l’incrocio senza fermarsi allo stop) valga a configurare una condotta certamente colposa in capo alla vittima, ancorché, è d’uopo rilevare che le immagini versate in atti dimostrino come la stessa, lungi dall’attraversare l’intersezione senza soluzione di continuità, abbia in realtà rallentato in prossimità della segnaletica, per poi proseguire la marcia. Non convince, tuttavia, il ragionamento volto a ritenere esente da responsabilità l’imputato in ragione di tale circostanza. Nessun dubbio può, infatti, porsi - prosegue il gup -, sul fatto che lo Sciabbà, alla guida di una motocicletta di grossa cilindrata, si sia determinato a porre in essere una condotta di guida non meno che scellerata, imprimendo al mezzo a lui in uso una velocità di gran lunga superiore ai limiti imposti in una strada del centro cittadino. E la stoltezza sottesa alla condotta - conclude su questo punto -, appare ancor più manifesta ove solo si consideri che lo stesso ha indugiato in tale contegno in un’area caratterizzata dall’intersecarsi di traverse che collegano importanti arterie cittadine (la via Garibaldi, la via Tommaso Cannizzaro e la via Casare Battisti) e in un orario, quello del dopo lavoro, caratterizzato dal transito di veicoli e persone, anche per la presenza di ritrovi serali in zona».
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