Il sigillo della Cassazione. Diventa definitiva la condanna a sei anni inflitta dalla Corte d'appello di Reggio Calabria per Rosario Pio Cattafi, accusato di far parte di Cosa nostra barcellonese fino al 2000. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, che ha rigettato il ricorso difensivo condannandolo anche al pagamento delle spese legali alle parti civili. Si chiude così dopo una lunga vicenda giudiziaria lo stralcio del processo "Gotha 3" sulla mafia barcellonese, una delle tante puntate della maxi inchiesta della Dda di Messina che ha portato progressivamente tutti i boss in regime di carcere "duro". La corte d'appello reggina, già su rinvio della Cassazione dopo il verdetto della Corte d'appello di Messina, il 6 novembre del 2021 confermò la condanna di Cattafi con una motivazione che sottolineò il suo importante ruolo di «cerniera» fra Cosa nostra e il potere legale, rideterminando la pena in sei anni di reclusione.
La sentenza venne impugnata dalla difesa di Cattafi, l'avvocato Salvatore Silvestro. I giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, nel 2021, scrissero nelle motivazioni della sentenza come Rosario Pio Cattafi, «almeno dall’ottobre del 1993 al marzo del 2000, abbia fatto parte della cosca mafiosa barcellonese». Nel corso dello stesso processo Cattafi è già stato condannato anche per calunnia, commessa ai danni dell’avvocato Fabio Repici e del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. Per la calunnia la sua condanna è diventata irrevocabile già l’1 marzo. Ma sono anche altri gli attori del processo, visto che sono costituiti parte civile i Comuni siciliani di Barcellona e Mazzarrà S. Andrea, l’impresa Sicilsaldo srl, il Centro studi Pio La Torre e l’associazione nazionale Familiari vittime di mafia, che sono rappresentati rispettivamente dagli avvocati Alvaro Riolo, Ugo Colonna, Giusi Troni, Ettore Barcellona e Fabio Repici.
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