Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Ponte sullo Stretto, Webuild cerca già i primi cento ingegneri

In attesa del voto in Parlamento sul decreto di conversione in legge, la “macchina del Ponte” sembra davvero essersi rimessa in moto. Il Gruppo Webuild, l’azionista che detiene il 45 per cento delle quote del Consorzio Eurolink, al quale il Governo intende riaffidare l’incarico della progettazione esecutiva e della realizzazione del collegamento stabile nello Stretto, ha avviato l’iter di selezione per l’assunzione di nuovi cento ingegneri. E la novità è che la ricerca di personale è riservata a giovani laureandi o neolaureati nelle Università del Sud Italia. Come spiegano i vertici del colosso delle costruzioni italiani, che ha vinto anche gli appalti miliardari per la rifunzionalizzazione e la modernizzazione della tratta ferroviaria siciliana, il programma di assunzioni ha una duplice finalità. Da un lato, «intende favorire l’occupazione di giovani ingegneri provenienti dalle regioni dell’Italia meridionale, assumendoli in Webuild all’estero e in Italia, in particolare al Sud, così che questi talenti possano contribuire allo sviluppo delle loro regioni d’origine». Dall’altro lato, l’iniziativa è finalizzata «a promuovere gli Atenei del Sud Italia, offrendo un supporto nell’inserimento occupazionale dei loro studenti». Si cercano professionalità per il team “Engineering&Technical Department”: ingegneri civili, con una specialistica in Strutture e Geotecnica. Per il team “Cost Control&Planning”: ingegneri gestionali, «affascinati dal mondo delle infrastrutture e desiderosi di mettere a frutto le proprie capacità analitiche e gestionali in un mondo fatto di grandi cantieri e uno stile di vita itinerante». E ancora, ingegneri civili e edili, «con la passione per i numeri. Per il team “Procurement”: ingegneri edili, gestionali, civili o meccanici. Per il team “Plant&Equipment”, ingegneri meccanici. Per il team “Operations”: ingegneri civili, possibilmente con laurea specialistica in Strutture-Geotecnica. Per il team “Qhse”: ingegneri civili con indirizzo specialistico in ambiente e territorio e/o in sicurezza. Per il team “Contract Management”: ingegneri civile e edili. È evidente che la ricerca di questi cento ingegneri prescinde da come si evolverà la vicenda del Ponte, visto che Webuild, il gruppo che nel 2020 ha assorbito le imprese di “Eurolink”, Salini e Impregilo, è attualmente presente in oltre 50 Paesi del mondo, conta 83mila dipendenti tra diretti e indiretti e solo per il 2023 ha un portafoglio di opere che supera i 13,5 miliardi di euro. L’investimento sul collegamento stabile è pianificato per il 2024 e il gruppo, come più volte dichiarato dall’amministratore delegato Pietro Salini, è pronto a partire, subito dopo il ri-affidamento dell’incarico da parte della rivitalizzata società Stretto di Messina, in modo da bruciare le tappe e arrivare all’approvazione del progetto esecutivo prima del luglio 2024, la data indicata dal ministro dei Trasporti Salvini e inserita nel Dl Ponte. In ogni caso, è evidente la volontà di Webuild volta ad aprire un canale preferenziale con il territorio, in particolare con gli Atenei di Messina e del Meridione, e con tutti gli Istituti di ricerca, come il Cnr-Itae e gli altri che operano in Sicilia e nelle regioni del Mezzogiorno. Tiene banco, intanto, una delle questioni di maggiore rilevanza sulla percezione stessa dell’impatto che l’opera avrà sul territorio messinese, in particolare sui rischi, che in molti paventano, che minacciano una delle porzioni più belle dello Stretto, Capo Peloro e la Riserva naturale orientata dei Laghi. Stamane, alle 10,30, tornerà a riunirsi in assemblea pubblica, nella piazza Cutugno, il Comitato “No Ponte Capo Peloro”, con un obiettivo preciso: «Far conoscere i danni che causerebbe il Ponte sullo Stretto e per discutere insieme di cosa possiamo fare per opporci a tutto questo». Sull’altro fronte, i sostenitori della grande opera, che vedono in prima fila vari Comitati (“Ponte e Libertà”, “Ponte subito”, “Ponte, sviluppo e infrastrutture”) e soprattutto la Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, avviano quella che definiscono «l’operazione verità su Capo Peloro e i Laghi di Ganzirri e Faro».

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