"L'Italia vuole costruire il Ponte sospeso più lungo del mondo. La mafia e la geografia potrebbero renderlo difficile". È il titolo di “Travel”, rubrica internazionale della Cnn, che ha pubblicato nei giorni scorsi un reportage e un articolo a firma di Barbie Latza Nadeau, che inizia così: «C'è un detto popolare in italiano, simile a come gli anglofoni usano “quando l'inferno gela”, che si traduce come “Lo farò quando il Ponte di Messina sarà finito”». Un’opera mitica, un progetto concreto, un’infrastruttura controversa: così ne sta parlando tutto il mondo, da quando il Governo italiano ha deciso di riavviare le procedure per la realizzazione del collegamento stabile nello Stretto, con un decreto che nella prossima settimana passerà al voto (insieme con la “fiducia”) della Camera dei deputati e, poi, entro il 26 maggio, del Senato. La Cnn, come tanti altri media internazionali, unisce Storia, presente e futuro, partendo dagli antichi Romani e dal console Metello, «che mise insieme barili e legna per spostare 100 elefanti da guerra da Cartagine a Roma nel 252 a.C., secondo gli scritti di Plinio il Vecchio». L’aspetto che più colpisce, e che maggiormente viene evidenziato, è che «l’Italia ha deciso di costruire il ponte sospeso più lungo del mondo». E la Cnn continua: «Ora l'imponente progetto di ingegneria potrebbe effettivamente essere realizzato, grazie a un decreto approvato dal governo di Giorgia Meloni, dopo che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha rilanciato un piano portato avanti l'ultima volta quando Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio». E poi, sempre la Cnn, ci mette la sua “chiosa”; «I piani possono sembrare a buon punto, ma le sfide sono complesse. L'Italia meridionale è incline alla corruzione con due importanti organizzazioni della criminalità organizzata, la ‘Ndrangheta calabrese e la Cosa Nostra siciliana, che s’infiltrano nei progetti di costruzione». Però, poi, si aggiunge: «Il recente arresto del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza in Sicilia ha rappresentato una vittoria. Messina Denaro era contrario alla costruzione del Ponte, così come alcuni altri boss della mafia, secondo le testimonianze di informatori che hanno contribuito all'arresto, anche perché i clan della criminalità organizzata si nutrono di povertà e sottosviluppo. Nonostante questo, i timori rimangono. Uno studio antimafia del think tank Nomos Center pubblicato 20 anni fa e ora in fase di aggiornamento ha avvertito che parti del progetto, come il trasporto e l'approvvigionamento, potrebbero cadere sotto il controllo criminale, oltre alla possibilità che i mafiosi locali possano richiedere il pizzo». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina