Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Nuove prove sull'omicidio di Attilio Manca. La famiglia: "Vicini alla verità"

Attilio Manca

«Riaprire le indagini sulla morte di Attilio Manca». Secondo quanto apprende l’AGI è questa la richiesta fatta ufficialmente alla procura di Roma, con una denuncia «circostanziata», dal legale della famiglia del giovane urologo che fu ritrovato cadavere nella sua abitazione a Viterbo il 12 febbraio 2004. La nuova denuncia, redatta dall’avvocato Fabio Repici alla procura capitolina, secondo quanto si apprende, si basa oltre che sulle risultanze della relazione della precedente Commissione parlamentare antimafia (approvata all’unanimità, relatrici le deputate Piera Aiello e Stefania Ascari), su ulteriori elementi di prova acquisiti nel corso delle indagini difensive svolte negli ultimi anni. La denuncia è stata indirizzata, oltre che alla procura distrettuale antimafia di Roma, anche alla procura nazionale antimafia, per il necessario coordinamento di indagine con le procure di Messina e di Palermo, che hanno trattato in anni recenti procedimenti su personaggi e delitti collegati all’omicidio di Attilio Manca. «Ci sono voluti 19 lunghi anni perché finalmente la Commissione parlamentare antimafia sancisse che quello di Attilio è stato un omicidio. Eppure la verità era sotto gli occhi di tutti, bastava solo volerla vedere, ma uno Stato disattento, miope, a volte colluso, non ha fatto nulla per cercarla». E’ il commento della signora Angela Manca, madre di Attilio, sulla richiesta di riapertura delle indagini depositata oggi alla procura di Roma. "Dal lontano 20 Febbraio 2005, giorno in cui la Gazzetta del Sud riportò le intercettazioni di Francesco Pastoia, in cui il boss poi suicidatosi parlava di un medico che aveva visitato Provenzano nel suo rifugio - afferma Manca -, si poteva arrivare alla verità. Bastava cercare i migliori specialisti che nel 2003 operavano il tumore alla prostata per via laparoscopica. Sicuramente avrebbero saputo che Attilio era stato il primo in Italia il 14 marzo 2001 ad eseguire in Italia la prostatectomia laparoscopica, a soli 32 anni. E che aveva acquisito quelle competenze in Francia. Ma nessuno allora ha provato interesse ad indagare. Come non riesco a comprendere chi ha avuto interesse a nascondere quell'intercettazione dell’autunno 2003, dove dei fedelissimi di Provenzano hanno ripetuto per diverse volte "dobbiamo fare la doccia al dottore". Nel frattempo anche Monica Mileti, accusata di aver ceduto la droga ad Attilio, è stata assolta perché il fatto non sussiste. Noi in questi anni - spiega amaramente la madre dell’urologo ucciso - siamo stati lasciati soli, abbandonati da quello stesso Stato che dovrebbe proteggere tutti i cittadini. Abbiamo dovuto lottare con tutte le nostre forze per difendere e proteggere la memoria di Attilio. Un ringraziamento speciale lo devo fare solo ai carabinieri di Barcellona che sono sempre stati al nostro fianco in tutti i momenti, e sono stati tanti, in cui abbiamo subito soprusi, minacce, violenze verbali, atti vandalici. Adesso che si è stabilito che quello di Attilio è stato un omicidio, sono fiduciosa che la Procura di Roma farà degli accertamenti serie approfonditi per arrivare alla verità anche in sede giudiziaria. Ci teniamo a ringraziare pubblicamente il nostro legale, Fabio Repici, per l’immane lavoro svolto, con meticolosità e con tenacia, non trascurando neanche i più piccoli particolari. Con l’apertura di un processo noi genitori potremo avere un po' di serenità e almeno morire - conclude Angela Manca - con la speranza che gli assassini e soprattutto i mandanti vengano consegnati alla giustizia».

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