Debito pubblico, emergenza demografica (e dunque, sempre più costi aggiuntivi nei bilanci comunali a sostegno delle fasce di popolazione con età sempre più alta) e problema siccità, con le spese che aumentano per il servizio idrico integrato. Senza parlare, poi, dei costi legati alla gestione dei rifiuti e del trasporto urbano. Sono tra i temi più urgenti, che incidono sulla vita degli enti locali. E ieri se ne è parlato durante l’incontro che il sindaco di Messina Federico Basile, e tutti i suoi colleghi (soprattutto gli assessori al Bilancio) degli altri capoluoghi delle 14 Città metropolitane d’Italia, hanno avuto con la sottosegretaria con delega all’Economia Sandra Savino. «Voglio sottolineare l'importanza del vostro ruolo – ha dichiarato l’esponente del Governo – perché rappresentate un perno centrale delle Giunte comunali. Avete in mano i conti di un Comune e indirizzate la spesa pubblica, che appartiene a tutti i cittadini. È giusto condividere, anche con voi, i processi che arrivano a determinare gli interventi da parte dello Stato, per far fronte alle reali necessità». Da parte dei Comuni, con Basile in testa, è stato chiesto di poter programmare incontri permanenti sulla finanza locale, soprattutto in vista della prossima Legge di Bilancio, dedicati proprio al trasporto pubblico locale, alla gestione finanziaria del debito, all'imposta di soggiorno, alla transazione dei crediti (con particolare riguardo alle morosità degli alloggi pubblici), all'avanzo vincolato per gli Enti in grave deficit, alle conseguenze degli aumenti della Tari sulla vita delle famiglie e delle imprese. L’impegno della sottosegretaria è stato quello di «valutare attentamente le proposte e lavorare in sinergia per trovare soluzioni sostenibili».
L’indebitamento dei Comuni
Ed è interessante, su questi aspetti, il dato che emerge dalle recenti inchieste di “Openpolis” sulle spese dei Comuni. Innanzitutto, i problemi dell’indebitamento. Ebbene, a parte il caso di Catania (il cui Comune fu dichiarato in dissesto nel dicembre del 2018), il capoluogo delle 14 Città metropolitane più indebitato resta Napoli: con 349,65 euro pro capite è la città a spendere di più per le rate annuali relative alla restituzione del debito pubblico (ma è anche la città che spende di più in generale). Seguono Torino (338,31 euro pro capite), Firenze (135,77), Genova (103,02) e Trieste (59,63). Le più “virtuose” sono Milano, Padova, Roma e Bari. L’indebitamento del Comune di Messina non è paragonabile a quello delle città ridotte peggio, soprattutto Napoli e sorprendentemente Torino.
Le spese per gli anziani
Il secondo capitolo riguarda la tutela degli anziani. Come giustamente sottolinea la Fondazione Openpolis, la conseguenza del calo delle nascite che sta vivendo l’Italia ha come altra faccia della medaglia l’invecchiamento della popolazione. Tutto questo sta imponendo, a ritmi sempre più accelerati, la necessità di rivedere radicalmente il concetto stesso di “welfare” comunale. «La struttura di livelli di assistenza adeguati sarà quindi un aspetto cruciale per le politiche sociali dei prossimi anni. E la si fa a partire dai Comuni, gli enti più vicini alle dirette esigenze delle comunità». Ebbene, secondo l’indagine fatta sulle città con più di 200mila abitanti, Trieste è il Comune che spende di più per i propri anziani, una media di quasi 100 euro pro capite, circa il doppio rispetto alla seconda, che è Milano (46,48). Seguono Venezia (45,66) e Firenze (36,44). A spendere di meno sono invece le grandi città del Sud: Catania (11,64 euro pro capite), Bari (3,08), Messina (2,82) e Napoli (0,50).
L’emergenza idrica
E, poi, c’è il terzo fronte, destinato anch’esso a incidere sempre più sulle spese dei Comuni italiani: il problema (planetario) della siccità. «Si tratta di un problema che ha delle ripercussioni non soltanto sul lato ambientale ma anche su quello economico e sociale», sottolinea “Openpolis”. E in questo scenario, le le perdite di acqua potabile, derivanti dalle carenze nella gestione del servizio idrico integrato, sono un autentico “problema nel problema”, in un Paese come l’Italia dove si registra il 42,2% di perdite tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati (dati Istat risalenti, però, al 2020). Da qui l’ovvia considerazione: «Per fronteggiare le potenziali situazioni di carenza di acqua, aggravate anche dagli effetti dei cambiamenti climatici, una rete idrica capillare ed efficiente è fondamentale. I Comuni possono intervenire con la costruzione e la manutenzione delle strutture necessarie. Questi interventi possono avere un ruolo importante per migliorare l’efficienza dei sistemi di approvvigionamento idrico. È fondamentale però capire anche qual è il ruolo delle amministrazioni a livello istituzionale». Per quanto riguarda il servizio idrico, le spese maggiori si registrano nella città della Laguna. Venezia, infatti, spende una media di 27,88 euro pro capite. Un valore più che doppio rispetto alla seconda, che è sempre Milano (12,63). Sono, invece, tre i Comuni in cui le uscite non superano l’euro: Bari (0,94 euro pro capite), Firenze (0,54) e Genova che non riporta spese. Messina si attesta su una media di 3,22.
Il costo della Tari
Infine, la situazione riguardante la tassa sui rifiuti. Anche se per quest’anno le previsioni non sono disastrose, Messina resta, però, tra le città con le tariffe più alte. Il Comune italiano in cui la Tari pesa meno sul bilancio annuo delle famiglie è Udine. Gli abitanti della città friulana, infatti, tra il giugno e il dicembre del 2022, sono stati chiamati a sborsare in totale 174 euro ciascuno per l’imposta sui rifiuti. Numeri al di sotto della media nazionale, che si attesta attorno ai 314 euro pro capite, si registrano anche a Belluno (180 euro l’anno) e a Pordenone (182 euro). Rimangono sotto alla soglia dei 200 euro anche Trento (186 euro), Brescia (195) e La Spezia (197). La Tari, invece, costa di più in assoluto a Catania (anche come conseguenza della dichiarazione di dissesto), dove si è arrivati a superare la soglia record di 594 euro per ogni cittadino. Male anche Genova (480 euro) e Brindisi (464 euro), così come Pisa (463 euro) e Messina (459 euro). Su questo fronte, dunque, c’è ben poco da festeggiare. E il mal comune, che non diventa mezzo gaudio, comprende anche quasi tutte le altre città siciliane (Agrigento e Siracusa in particolare), a conferma che gli enti locali dell’Isola pagano anche le conseguenze di una complessiva assurda gestione da parte della Regione siciliana, costretta a inviare la spazzatura all’estero, per non aver saputo in questi decenni dare soluzione alle carenze strutturali e infrastrutturali dei territori.