“Noi non siamo il popolo del No. Siamo il popolo dei Sì e di un solo No”. Ed è il No al Ponte sullo Stretto, il cui movimento sta riannodando le fila, alla luce del “risveglio” di un dibattito che sembrava ormai essersi chiuso. Il decreto Salvini e la rinascita della Stretto di Messina rimettono in moto tutto, anche la battaglia di chi da sempre è contrario e ritiene il Ponte “inutile e distruttivo”. Dopo la manifestazione di domenica scorsa a Torre Faro, le varie anime del movimento hanno tenuto una conferenza stampa stamattina a Palazzo Zanca per illustrare le prossime iniziative. L’obiettivo è soprattutto quello di avviare una campagna di informazione quasi casa per casa, “perché i cantieri saranno in tutta la città, non solo a Torre Faro - ha spiegato Ciccio Mucciardi -. Faremo trekking urbano, una grande manifestazione a Villa San Giovanni il 5 aprile, un’altra a giugno a Messina, pensiamo anche ai campeggi No Ponte”. La convinzione di fondo è che il Ponte “non si farà, ma stanno continuano a sprecare soldi pubblici e il rischio è che si parta comunque con la devastazione di porzioni di territorio”. Per Gianmarco Codraro “va smontata la teoria per cui tutti ormai siano passati dalla parte del sì”. Daniele Ialacqua è deciso: “Siamo ad accogliere Salvini come merita, ma noi siamo pacifisti, non è una minaccia. Di certo, però, se dovessero azzardarsi a iniziare i lavori dovranno fare i conti con noi, con i nostri corpi”. Secondo Elio Conti Nibali è una questione di sostenibilità, ingegneristica ed economica: “Lo studio commissionato dal Governo e consegnato nel 2021 dimostra che non è fattibile, né a una campata né a tre. E anche dal punto di vista economico è un’opera inutile. Lo dicono i numeri e le carte”. Grande assente, domenica e anche oggi, Renato Accorinti. Un’assenza che però viene liquidata con una battuta: “State tranquilli, di sicuro non è diventato favorevole al Ponte”.