La Procura accelera per fare chiarezza sulla tragedia sul lavoro costata la vita al cinquantatreenne messinese Giacomo Marcimino e che ha sparso dolore in una famiglia privata di un padre e marito. Cause della morte bianca ed eventuali responsabilità: sono queste due le linee portanti dell’inchiesta gestita dalla sostituta procuratrice Stefania La Rosa, che coordina le attività investigative passate nelle mani della Squadra mobile della Questura peloritana, dopo il primo intervento dei colleghi delle Volanti nell’area di Maregrosso funestata dal lutto materializzatosi nella metà mattinata di giovedì scorso. Anche ieri, gli uomini della Mobile hanno effettuato accertamenti in via San Cosimo bassa, nella zona che costeggia il tracciato ferroviario di Messina Scalo. Hanno raccolto altre testimonianze di persone che allo stato risultano informate sui fatti e, soprattutto, hanno sequestrato i filmati dei alcune telecamere di sorveglianza installate sui fabbricati che si affacciano sulla stradina in cui si è verificata la disgrazia. Potrebbero aver ripreso il momento in cui Giacomo Marcimino – inquadrato come dipendente di una industria meccanica, che in particolare svolgeva la mansione di addetto alla contabilità in una piccola impresa che ha un capannone a Maregrosso – è stato colpito alla testa da una pressa del peso di decine e decine di chilogrammi mentre veniva caricata su un autoarticolato parcheggiato. L’uomo sarebbe stato centrato nella parte posteriore del capo. Soccorso da un’ambulanza del 118, è stato trasportato al vicino Policlinico universitario “Gaetano Martino”, ma qui è arrivato quando il suo cuore aveva già cessato di battere. Resta ancora da appurare se il 53enne abbia partecipato direttamente alle operazioni di trasferimento del macchinario oppure se sia stato investito mentre percorreva a piedi la viuzza, ignaro di ciò che stesse accadendo lì intorno. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina