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Tentativo di truccare il concorso in magistratura, indagato il prof messinese Franco Astone che rassegna le dimissioni

Non si sono fatte attendere le conseguenze al tentativo di truccare l’ultimo concorso che si è svolto in magistratura ordinaria che vede indagato il professore messinese Franco Astone. Il direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina stamani si è dimesso. Ha inviato questa mattina una breve lettera indirizzata al rettore Cuzzocrea e ai colleghi del dipartimento di Giurisprudenza. Ieri, a caldo, il numero uno dell'Ateneo di Messina, interpellato dalla Gazzetta,  aveva spiegato che a novembre 2022 non appena ricevuta comunicazione da parte della procura della repubblica di Roma secretata, ha immediatamente attivato la procedura disciplinare che la legge impone. "Non essendosi ancora conclusa  la definizione della procedura penale, aveva detto, la sospensione del prof. Astone non è applicabile". Oggi invece, la lettera del docente indagato dalla procura di Roma con la quale annuncia le proprie dimissioni.

L'indagine della procura di Roma

Il tentativo di truccare l’ultimo concorso che si è svolto in magistratura ordinaria è quanto scoperto dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi. Una vicenda che risale ad alcune settimane fa ma che è stata resa nota dal capo dei pm di Roma nel corso di un convegno alla Corte dei Conti. In base a quanto riferito dal magistrato nel corso di una delle prove scritte è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione. «Hanno tentato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline - ha affermato Lo Voi - informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. E’ una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo».

Durante il suo intervento il capo dei pm di Roma ha spiegato che «per un errore questo messaggio con il segno identificativo è stato trasmesso sul telefono di un altro commissario». Un errore "materiale", l’invio ad un indirizzo sbagliato. Il commissario si è quindi insospettito ed ha subito capito che intorno a quella prova scritta stava accadendo qualcosa di strano, di illecito. «Il commissario di esame - ha aggiunto il procuratore della Capitale - ha denunciato quanto avvenuto e nel giro di pochi giorni abbiamo identificato i protagonisti avviando un procedimento penale. Abbiamo cercato i profili penali e se non avessimo avuto il reato di tentato abuso d’ufficio un fatto come questo che a me appare grave, non avremmo potuto fare assolutamente nulla». Nell’indagine avviata a pizzale Clodio sono state iscritte nel registro due persone: un professore universitario nella qualità di commissario e uno dei candidati. E il professore universitario sarebbe il professore di Diritto amministrativo, il messinese Francesco Astone, attuale direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina.

Per i due è scattato il giudizio immediato da parte dei pm della Capitale che consente di portare il procedimento davanti al tribunale saltando l’udienza preliminare. Parlando al convegno, che riguardava l’applicazione del reato di abuso di ufficio, Lo Voi ha snocciolato anche i dati relativi alla fattispecie prevista dall’articolo 323 del codice penale. A Roma nel 2019 sono stati 29 i casi contestati, 16 casi nel 2020, 9 casi nel 2021 e 10 casi nel 2022. «Com'è che la paura della firma viene sempre dopo e mai prima? Non viene quando qualcuno si candida quando cerca appoggi per avere un incarico pubblico. La paura può colpire tutti ma è necessaria cautela e scrupolo», ha concluso Lo Voi.

 

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