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“Brogli” al concorso in magistratura, Astone si dimette da direttore di Giurisprudenza di Messina

Non si sono fatte attendere le conseguenze dopo l'inchiesta sul tentativo di truccare l’ultimo concorso che si è svolto in magistratura ordinaria che vede indagato il professore messinese Franco Astone. Il direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina  si è dimesso. Ha inviato questa mattina una breve lettera indirizzata al rettore Cuzzocrea e ai colleghi del dipartimento di Giurisprudenza. Ieri, a caldo, il numero uno dell'Ateneo di Messina, interpellato dalla Gazzetta,  aveva spiegato che a novembre 2022 non appena ricevuta comunicazione da parte della procura della repubblica di Roma secretata, ha immediatamente attivato la procedura disciplinare che la legge impone. "Non essendosi ancora conclusa  la definizione della procedura penale, aveva detto, la sospensione del prof. Astone non è applicabile". Oggi la lettera del docente indagato dalla procura di Roma con la quale annuncia le proprie dimissioni.

Tutto nasce dopo che è stato reso noto che è  il prof. Franco Astone, il docente indagato dalla Procura di Roma insieme a un candidato, per il tentativo di “truccare” l’ultimo concorso per accedere in magistratura. L’ipotesi di reato è stata individuata come tentativo di abuso d’ufficio. Una vicenda che risale ad alcuni mesi addietro - ad ottobre 2022 il docente subì il sequestro del telefonino -, resa nota nei giorni scorsi dal procuratore capo di Roma Franco Lo Voi in una sede istituzionale, ovvero nel corso di un convegno alla Corte dei Conti.
In base a quanto riferito dal magistrato, nel corso di una delle prove scritte dell’ultimo concorso è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione. «Hanno tentato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline - ha affermato Lo Voi -, informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. È una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo».
Durante il suo intervento il capo dei pm di Roma ha spiegato che «per un errore questo messaggio con il segno identificativo è stato trasmesso sul telefono di un altro commissario». Un errore “materiale”, l’invio ad un indirizzo sbagliato. Il commissario si è quindi insospettito ed ha subito capito che intorno a quella prova scritta stava accadendo qualcosa di strano, di illecito. «Il commissario di esame - ha aggiunto il procuratore della Capitale - ha denunciato quanto avvenuto e nel giro di pochi giorni abbiamo identificato i protagonisti, avviando un procedimento penale. Abbiamo cercato i profili penali e se non avessimo avuto il reato di tentato abuso d’ufficio un fatto come questo che a me appare grave, non avremmo potuto fare assolutamente nulla».
Per i due indagati, il docente messinese e il candidato, è scattato il giudizio immediato da parte dei pm della Capitale, che consente di portare il procedimento davanti al tribunale saltando l’udienza preliminare.
E proprio nel pomeriggio di ieri si è tenuta a Messina una riunione di consiglio del dipartimento della facoltà di Giurisprudenza, era stata già convocata nei giorni scorsi, nel corso della quale rispetto all’ordine del giorno fissato l’argomento centrale su cui si sono incentrati tutti gli interventi dei docenti che ne fanno parte è stata l’inchiesta di Roma in cui è coinvolto il prof. Astone. Da più parti tutti i colleghi intervenuti lo hanno sollecitato alle dimissioni. Il docente in un primo momento ha affermato che si trattava di una delle opportunità che stava valutando dovendone prima parlare con il rettore dell’Università di Messina, il prof. Salvatore Cuzzocrea, che in questi giorni è fuori città. Stamani la formalizzazione della decisione con una lettera indirizzata al rettore Cuzzocrea e ai colleghi del dipartimento di Giurisprudenza

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